domenica 12 luglio 2009

Un pò di chiarezza sul nucleare

Articolo de l: 13/ 10/08

In occasione di Expo Village 2015 Yes.life ha presenziato al convegno “Il ritorno del nucleare in Italia”, tenuto del professor Carlo Lombardi, docente del Politecnico di Milano, in cui si è voluto mettere in luce sia pregi e difetti, sia punti di forza e di debolezza di tale fonte energetica.
Il professore ha spiegato come l’energia nucleare abbia dei pregi molto evidenti:
- è una fonte di energia a bassissime emissioni di co2, (le sue emissioni sono comparabili con quelle delle migliori fonti rinnovabili, come l’idroelettrico e l’eolico e decisamente inferiori al fotovoltaico).
- ha un costo molto inferiore rispetto a quello dei combustibili fossili e delle fonti rinnovabili
- potrebbe finalmente fornire all’Italia l’indipendenza energetica di cui necessita
- è una fonte energetica molto più pulita rispetto al carbone “pulito” il quale, nonostante abbia diminuito notevolmente le emissioni di co2 grazie alle ultime tecnologie impiantistiche, continua a portare con sé i problemi ben noti dei combustibili fossili
- ha avuto degli ottimi sviluppi tecnologici, grazie soprattutto agli investimenti in ricerca applicata effettuati all’estero, fino all’attuale terza generazione avanzata.

L’Italia sta attualmente vivendo una situazione energetica anomala rispetto al resto del mondo: nel mix energetico italiano vi è infatti predominanza dell’utilizzo di gas e olio combustibile (70% della generazione di energia elettrica tramite queste fonti), mentre nel resto del mondo carbone e nucleare coprono il 60% della produzione di energia elettrica. Questo ci porta ad avere dei costi pari a 9,5 €c/kwh, il che significa mediamente +24% rispetto all’UE e ben +74% rispetto alla Francia, che si alimenta principalmente (per il 78%) ad energia nucleare.
Questo sbilanciamento del nostro mix energetico verso fonti di energia fossili sta rendendo di fatto impossibile il raggiungimento degli obiettivi indicati nel Protocollo di Kyoto.
Se parliamo in modo “relativo” e consideriamo pari a 100 le emissioni di co2 nel 1990, l’Italia oggi ne emette 112, ovvero il 12% in più.
La questione è che nel 2012, secondo gli obiettivi di Kyoto, dovremmo essere a 93,5, ovvero il 6,5% in meno rispetto al 1990, ma se consideriamo la situazione in cui siamo ora, significa che in 5 anni dovremmo diminuire le nostre emissioni di co2 del 16,5%. Il che è praticamente impossibile, considerata l’attuale situazione energetica italiana.
Quello che è davvero spaventoso è che dovremo pagare una penale per il non raggiungimento degli obiettivi di Kyoto pari a 20€/ton di co2 emessa al di sopra del limiti obiettivo dichiarati. Cosa significa in concreto? Il Kyoto Club ha stimato che l’Italia dal 1° gennaio 2008 ogni giorno ha un costo di 4.111.000 € (47,6 € al secondo).
Oltre a questi incredibili costi, l’Italia subisce il fardello delle 4 centrali nucleari che sono state chiuse dopo il referendum dell’’87. Il loro smantellamento fino ai giorni nostri ci è costato 100.000 miliardi di lire, pari a 51 miliardi di euro. E le 4 centrali, se oggi fossero in funzione, produrrebbero esattamente la quantità di energia elettrica che importiamo dalla Francia.
Fate le vostre considerazioni del caso. E facciamoci anche i conti in tasca (ovvero tasse che ci vengono prelevate per pagare questi costi).

Il nucleare resta una fonte di energia molto discussa perchè, oltre ad evidenti vantaggi di cui abbiamo parlato, porta con sé degli importanti punti di debolezza o comunque questioni su cui c’è ancora molta incertezza a riguardo: lo smaltimento delle scorie radioattive e la possibilità che il nucleare venga usato a scopo bellico.
Per quanto riguarda i rifiuti, il professor Lombardi ha spiegato che le scorie si suddividono in scorie di media attività (che perdono la loro radioattività in 300 anni, e sono la maggior parte) e in scorie di alta attività (che perdono la loro radioattività in 100.000 anni, ma contano solo per il 2%-4% sul totale dei rifiuti radioattivi).
Le scorie di media attività vengono stoccate in strutture ingegneristiche, mentre le scorie ad alta attività vengono processate in modo tale che non contaminino le falde acquifere e stoccate in depositi geologici di sale e granito.
Per capire quante scorie vengono emesse, per 1000 MW di potenza (si fornisce energia a circa 1 milione di case in un anno) si ottengono solo 4 m3 di rifiuti nucleari! Se viene utilizzato il carbone per produrre la stessa energia vengono emessi ben 400.000 m3 di rifiuti. Secondo il professore quindi quello dei rifiuti radioattivi rimane un falso problema, e l’Italia disporrebbe di uno dei siti migliori al mondo per lo stoccaggio dei pochi rifiuti ad alta attività: Scansano Jonico.
L’unica criticità vera dell’energia nucleare resterebbe quindi la questione della sicurezza, quello dell’uso bellico dell’energia nucleare, quello della realizzazione della bomba atomica.
In estrema sintesi, per produrre una bomba atomica è necessario arricchire l’uranio 235 al 93%, mentre normalmente, a scopo energetico, l’uranio è arricchito al 4%. Per effettuare questo processo vengono utilizzate delle centrifughe speciali in appositi impianti di arricchimento.
E’ però possibile ottenere una bomba atomica anche utilizzando plutonio all’interno di reattori nucleari ad acqua pesante. Così facendo si ottiene il plutonio 239 che ha le stesse caratteristiche dell’uranio 235 arricchito al 93%..
Oggi per proteggere il mondo da un utilizzo non conforme dell’uranio e del plutonio esiste il Trattato di Non Proliferazione, che impone di non sviluppare bombe al proprio interno se si vuole accedere alle tecnologie nucleari civili sviluppate dalle altre nazioni, e quindi goderne i benefici in termini energetici.
India, Pakistan ed Israele non hanno firmato il trattato, ma anche volendo non potrebbero sviluppare bombe perchè sono tenuti costantemente sotto controllo dalla Iaea (International Atomic Energy Agency).
Nonostante i controlli internazionali, la sicurezza purtroppo è un argomento non ancora risolto, sono infatti sotto gli occhi di tutti noi le grandi manovre di dissuasione politica internazionale, nonché le minacce e i giochi di potere che le grandi nazioni del mondo quotidianamente compiono. Iran, Corea del Nord, Libia, Pakistan sono esempi di nazioni che non trasmettono al mondo serenità.

Le argomentazioni del professor Lombardi sono molto interessanti e realistiche e la sua autorevolezza sicuramente da tenere in considerazione. Personalmente ho molto più chiaro cosa abbia significato per il nostro paese non perseguire lo sviluppo della tecnologia atomica, anzi del tutto abbandonarla vent’anni fa. Adesso siamo in ritardo? Sicuramente abbiamo perso qualsiasi opportunità di sviluppo di una filiera economica, ma siamo ancora in tempo ad adottare le tecnologie ad oggi disponibili commercialmente, e cercare di coglierne solo i vantaggi, condividendo a livello internazionale quello che è la vera criticità: l’uso bellico dell’energia atomica.
Forse questi soldi potrebbero essere utilizzati anche o solo per lo sviluppo di energie rinnovabili, ma anche in una loro completa e capillare diffusione non potrebbero competere con la tecnologia nucleare, che resta ancora l’energia meno costosa e più potente, e non presenta la criticità dell’intermittenza.
Il protocollo di Kyoto ha fissato nel 1990 la priorità per il mondo, diminuire le parti per milione di gas climalteranti nell’aria che respiriamo, e sicuramente il nucleare è una via ottima per ottenere tale obiettivo. Ma gli obiettivi sono molteplici, le necessità infinite, e la miglior gestione del rischio viene ottenuta tramite la pratica della diversificazione.
L’ambiente ha bisogno della nostra attenzione, e il miglior modo che noi abbiamo per rispondere a tale sollecitazione è fare ricerca, sviluppare e adottare le tecnologie rinnovabili. Ma il tempo stringe, e ad oggi l’unica via “necessaria, conveniente, sicura”, citando il professor Lombardi, per abbandonare i combustibili fossili, è l’adozione di un mix energetico che preveda massicciamente l’uso del nucleare per produrre energia.

Articolo tratto da
http://www.yeslife.it/Il-ritorno-del-nucleare-riflessioni-sul-convegno-di-ExpoVillage
di
Gianluca Bruno

sotto lincenza creativecommons

3 commenti:

  1. Bravo.

    Condivido al 100%

    E' importante informare corretamente l'opinione pubblica. Spero che lo leggano in molti.

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  2. Purtroppo il nostro essere arretrati è il maggior motivo per dire "no" al nucleare da noi. Non avendo investito in scienza, ci ritroviamo a doverla comprare (http://www.digitalexile.it/smemo/2009/02/si-fossi-scemo/), non avendo investito in infrastrutture ci tocca costruirle o continuare a pagare nazioni estere per stoccaggio scorte ed altro, non avendo investito in cultura scientifica oggi ci troviamo a parlare del nucleare sotto il punto di vista politico anziché critico-scientifico.
    Sai quanti anni ci vogliono per costruire una centrale (http://www.digitalexile.it/smemo/2009/01/gli-apprendisti-straccioni/)? Quanto personale dobbiamo ancora formare? Quali sono i siti migliori e, soprattutto, il materiale fissile avrà pure lui un picco per poi divenire meno economico...
    La demagogia di chi al governo ci profila ricettine semplici per farci uscire magicamente dalla crisi hanno un sapore di presa-in-giro talmente forte che mi stupisco come in molti non ci facciano più caso. Fattelo dire da uno che qualcosina ne sa: in Italia prima ancora delle centrali nucleari si dovrebbero sfruttare le risorse che già si hanno (o che si avranno in meno tempo), ché a quanto pare non è il loro costo ad impedirne l'utilizzo, visto quanto in contrasto costano il nucleare ed il fatto di non poterci comunque materialmente approdare in tempi adeguati.

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  3. @Pietruccio
    grazie, spero anche io che il dibattito cresca.

    @Francesco
    Permettimi di dissentire, questa è la classica mentalità italiana, senza offesa ovviamente, mi riferisco alla classe dirigenziale che ci ha seguito in tutti questi anni.
    Il fatto di essere "arretrati" è fuori dubbio, così come sono giuste e corrette le tue informazioni circa l'acquisto di energia dall'estero o la mancanza di infrastrutture adeguate.
    Il punto cruciale, a mio avviso, è un altro.
    Ciò che gli italiani dovrebbero chiedersi è:
    "Bene signori miei, siamo messi proprio male!
    Ora cosa vogliamo fare? Guardare avanti per cercare di lavorare bene e meglio rispetto alle altre nazioni riducendo il divario che ci separa o aspettare e continuare a piangerci addosso per il resto della nostra vita?"
    Perchè il nocciolo della questione è tutto qui!
    Con le energie rinnovabili andiamo poco lontano, gli specialisti del campo già ci hanno detto che, anche riuscendo a coprire e sfruttare il 100% del territorio nazionale, non si avrebbe che un 20% di ricavo in termini energetici nazionale, oltre ai costi di costruzione, installazione e manutenzione non di poco.
    Il nucleare è ciò che potrebbe risolvere quasi in toto la questione, ma è normale che non sarà nè facile, né una strada percorribile in discesa per diecimila motivi, ma con la loro attuazione avremmo risolto non di poco il problema.
    Le centrali hanno un costo non indifferente, ovvio, le tempistiche sono lunghe, giusto anche questo, ma mai si da inizio ai lavori mai li si potranno concludere.
    Ciò che mi sconvolge è che in Italia si parla tanto, forse troppo, ma si agisce poco.
    Continuando su questa via, non potremmo che guardarci indietro e notare come il divario che ci separa dal resto d'Europa sia aumentato e, se ci fate caso, ogni volta in concomitanza di una decisione che andava presa e che, per paura o per "quieto vivere", non è mai stata espressa.
    Ultima nota, vorrei ricordare che gli ingegneri italiani sono i migliori del mondo nel costruire centrali nucleari, ora è in cantiere un'altra nella vecchia Russia di quinta generazione.
    Poi parliamo di fuga di cervelli ;)

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