lunedì 13 luglio 2009

Castrazione chimica sì, castrazione chimica no

The Rape of Proserpine (about 1650), by Simone...Image via Wikipedia

Tristemente ritorna il tema della castrazione chimica.
In quest'ultimo anno, infatti, i riflettori non si sono mai spenti:
Stupri isolati, stupri ripetuti, stupri di gruppo ed ora anche stupri seriali.
Sembra che il mondo non abbia imparato nulla, anzi sembra proprio il contrario, che questa "pubblicità indiretta" non sia un deterrente, ma un incentivo per tutte quelle "bestie" (sarebbe offensivo definirli umani) che perpetrano tale crimine, che trovano forza, a volte, proprio nel branco che frequentano.
Allora è normale che si pensi ad un modo per "impedire" tale crimine, rispolverando la vecchia tesi della "castrazione chimica".
Ho sempre pensato che il termine "castrazione" non fosse particolarmente adeguato per questo tipo di intervento, in realtà l'idea che ne viene fuori è totalmente fuorviante, infatti per castrazione s'intende (wikipedia):

"La pratica che consiste nell'asportare le gonadi, generalmente testicoli (orchiectomia) e ovaie (ovariectomia), di uomini o altri animali. Generalmente praticata per via chirurgica, può essere ottenuta anche con farmaci (castrazione chimica) o radiazioni."

In realtà, il corretto termine per definire la "castrazione chimica" sarebbe "inibitore sessuale", in quanto si evince dalla sua definizione (wikipedia) che:

" è un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, provocata da farmaci a base di ormoni."

Di norma essa non è irreversibile, significa che una volta smessa la somministrazione dei farmaci si torna ciò che si era un tempo. Di fatto avviene per mezzo del "ciproterone, farmaco antiandrogeno che mette il cervello del maschio in una condizione di pienezza come dopo il coito e elimina l'eccitabilità dando uno stato di soddisfazione sessuale."
Stefano Ferracuti, professore di Psicologia Clinica presso l'Università la Sapienza, oltre a dirci ciò, continua spiegando come "per la categoria di 'stupratori sadici', il farmaco non fa effetto perché il criminale non agisce per ragioni erotiche ma per una rabbia nei confronti delle donne che in qualche modo sente di dover punire".

Quindi, facendo un piccolo resoconto, per gli stupatrori che agiscono in base a
- impulsi sessuali: in molti casi è efficace (non in tutti) e l'effetto finisce una volta che a terapia cessa di essere somministrata
- impulsi psicologici: non ha alcun effetto

In seguito a quanto detto, reputo che sia una forma di intervento totalmente inutile e vi spiego anche il perchè.
Quanti di tutti gli stupratori chiede "aiuto" ? Per loro penso che possa essere un'alternativa di vita valida, ma bisogna studiarne gli effetti.
Quanti stupratori non agiscono in base a stimoli sessuali ma solo per piacere psicologico? Credo tanti... un gruppo di violentatori non può essere affetto dalla stessa sindrome, si sentono forti, si sentono invincibili, si sentono superiori, credono di poter fare ciò che vogliono, non valutano i danni che arrecano o per lo meno sono soddisfatti del risultato distruttivo, per loro suppongo che la terapia sia inutile.
Quanti degli stupratori non scapperebbe via una volta iniziata la "cura"? Penso pochi, se si tiene a mente che molti di essi, una volta perpretata la violenza, fuggono via verso le loro terre.

Detto questo, è palese come il discorso sia solo un palliativo, per queste categorie di criminali io non vedo altra alternativa che inasprire le pene, affinchè solo la "paura" possa essere un deterrente valido per evitare di commettere l'abuso.
Sebbene ciò possa essere considerato "poco etico", bisogna anche mettersi nei panni di chi commette il reato. Molti di loro, a casa propria, non farebbe mai ciò che fanno qui in Italia, perchè forse hanno maggiore rispetto delle proprie donne o della propria figura statale? No, semplicemente perchè in alcune nazioni si rischia grosso, la situazione nelle cerceri è pietosa, così come il trattamento ricevuto dalle forze dell'ordine.

Il problema è che ogni reato è un caso a parte, va studiato, considerato, valutato e bisogna agire di conseguenza per far leva e colpirlì al "cuore" del problema, sia l'impulso sessuale (castrazione), deformazione psicologica (un bell' istituto di igiene mentale) o "semplice" violenza, singola o di gruppo, per loro un bel carcere duro, possibilmente a vita, non sarebbe mica male.




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2 commenti:

  1. Personalmente condannerei con il duro carcere a vita tutti quanti hanno usato violenza su donne e bambini...non si può non fare di tutta l'erba un fascio...il risultato è comunque che hanno violato, leso e sputato volgarmente in faccia ad un diritto umano...e se ci si ferma a pensare non si può ingorare quanto questo schifo ci viva attorno...

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  2. E rileggendo mi sono dimenticata che aggiungerei volentieri anche alcune bastonate in testa...

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