venerdì 21 dicembre 2007

Auguri !


Auguro a tutti un Buon Natale e un sereno 2008.

giovedì 20 dicembre 2007

Carcere: vacanze premio?

Probabilmente sono tanto lontano dalla realtà che non riesco a capire... VACANZE PREMIO per i detenuti? E perchè? Forse per qualche anno si è comportato bene in carcere dopo aver commesso una rapina o un omicidio? Magari lo "premiamo" per aver represso anche solo per un'ora la sua follia omicida? La premiamo per cosa? Già un carcerato, quindi colui che ha commesso un crimine, ha sbubito processo ed è stato condannato pesa sulle casse dello stato (quindi le nostre che invece abbiamo paura anche solo di prendere una multa); già paghiamo fior fior di quattrini psicologi, assistenti sanitari perchè giustamente ne hanno il diritto, secondini, direttori, poliziotti e che dir si voglia a causa loro, per aver commesso dei reati e in più gli "regaliamo" anche le vacanze premio???
Chiedetelo ad un padre di famiglia che ha sempre lavorato onestamente e duramente se il suo datore di lavoro gli propone delle "vacanze premio" e vedete cosa gli risponde!
Quindi, facendo un sunto, alle persone oneste che mandano avanti questa società con tutti i problemi quotidiani connessi, che pagano le tasse, che sudano per portare a casa la pagnotta di pane, che fanno arricchire le casse dello stato "no, mi spiace, non sei stato abbastanza buono da meritarti un meritato premio", per coloro invece che hanno infranto le leggi, hanno privato della vita diverse persone, magari i propri genitori, non pagano le tasse, se non sbattono del prossimo e per questa cosa comune che chiamiamo stato, allora "si, sei stato davvero buon nel non infrangere la legge, allora ti PREMIO con una vacanza"?
Poi ci si chiede del perchè l'Italia sia una nazione che va in rovina...

venerdì 5 ottobre 2007

Ultimi 2 mesi... parte prima.

Ne sono successe di cose da quando ho smesso di scrivere sul blog... eventi spiacevoli, altri gradevoli, sorprese e conferme, tutto nel più breve tempo possibile.
Il mondo va avanti, è vero, ma è altrettanto sacrosanto cercare di non dimenticare determinati eventi per non perderne traccia in futuro.
Tanto per iniziare, è stato necessario dover scrivere al Prefetto e al Direttore scolastico affinchè si provvedesse alla sostituzione delle bandiere (quella italiana ed europea) che da anni erano state oltraggiate presentandosi sotto mentite spoglie di stracci ridotti ai minimi termini, come se gli stessi insegnanti non le avessero mai notate prima d'allora... ora bisognerà solo aspettare, haimè non si sa quanto, che vengano sostituite da altre! Bella la scuola italiana...
Continuando nel breve excursus si potrebbe racconatare di un'assistenza dell'Acer che mi ha rispedito il portatile la prima volta totalmente non funzionante, la seconda con la scocca spaccata, ora si dovrà solo verificare di chi è stata la colpa...
Se poi vogliamo parlare anche di Fastweb che ha venduto un pacchetto da 20Mbps con tanto di televisione digitale ad un mio amico senza che egli possa ricevere la velocità minima garantita (i 6 Mbps) per usufruire dei suddetti servizi, viene ancor più da piangere considerando anche il fatto che l'avevo da sempre reputata una delle più grandi compagnie di telefonia italiana in termini di qualità e di servizi.
Hard disk che si "spaccano" (3 nel giro di 10 giorni, tutti di persone diverse, in luoghi diversi su macchine diverse), un assenteismo inqualificabile di padroni di casa che lasciano che piova letteralmente dentro la propria abitazione e si urtano pure quando gli viene richiesto che adempiano al loro lavoro, capotreni che ti dicono "no, non è il tuo treno", poi tornano dopo pochi secondi che era partito dicendoti "si, era proprio quello", e tu lì ad aspettare un'altra ora...
Professori assenti senza alcun avviso, riscossione delle varie quote per il pagamento di una bolletta come se fossi tu l'esattore, o se ti stessero facendo un favore a darti il dovuto...
Insomma, chi più ne ha più ne metta...
Riprenderemo i discorsi più in dettaglio, magari singolarmente, perchè ci si potrebbe scrivere davvero un romanzo; e tutto ciò, solo in qualche decina di giorni!

martedì 31 luglio 2007

Rionero Sannitico... sarà davvero il "mio paese"?

È una giornata uggiosa per essere il 31 di Luglio... ogni volta che “torno a casa” è come se il tempo si fermasse, come se il ticchettio fosse controllabile, lontano dalla frenesia quotidiana, da corse inutili o forse necessarie.
Il dinamismo sembra non aver ancora toccato queste terre incontaminte non solo dal traffico, dallo smog, ma anche dal'industrializzazione, dall'arrivismo, da quella voglia di apparire che circonda ormai gran parte del globo... eppure non siamo ancora un'isola felice...
Certo è che il caffè è proprio una manna mandata giù dal cielo. Speranzoso che potesse rivegliare un po' l'animo mio, nel sorseggiarlo è anche uscito uno timido sole che ha reclamato la sua presenza, allora forza e coraggio, sembra che la giornata volga a punto.
Normalmente so di cosa scrivere, anche oggi il tema da affrontare è chiaro in mente, ma poco nelle parole. Tanto è importante, quanto delicato, allora è giusto tardare un po' per schiarirsi meglio le idee.
Il sole va e viene, come il lessico mio che presenta lampi di lucidità in mezzo a mille altri pensieri.

Domenica si è trascorsa la festa dell'emigrante, giornata importante quanto essenziale nella chiave di lettura di un paese fatto di grandi esodi appena dopo le Guerre. Ho avuto il piacere di conoscere due argentini, di cui uno avea origini Rioneresi, addirittura da tre generazioni addietro, la moglie semplice compagna di vita, ma di animo sì dolce da far proprie le emozioni del marito, esternandole ancor prima che egli ne avesse avuta l'occasione.
Incontro piacevole, certo, ma che lascia un segno, haimè amaro.
Ancora una volta, è palese il fatto che siano i “vecchi” compaesani a tenere maggiormente alle proprie origini rispetto a noi che abitiamo queste terre quotidianamente.
E l'osservazione è a ragion veduta dato che la serata del Sabato sera, preambolo della “grande festa”, era scarna di partecipazione, nonché priva di un reale entusiasmo.
L'indomani la funzione eucaristica era altrettanto magra, il pomeriggio trascorso con poche anime, solo la serata segnata da un massiccio coinvolgimento.
Come non poterlo ricollegare anche allo scarso coinvolgimento che si ha per il giornale “La Voce di Rionero”; critiche, suggerimenti, considerazioni più o meno piacevoli sono oggetto di riflessioni.
Un famoso detto dice pressappoco di tenere a mente le lodi, ma ancor più strette le critiche; ripenso a ciò che mi hanno fatto notare un paio di amici miei nel segnalarmi che, il periodico, è fatto di notizie nazionali, scarno se non privo di eventi locali.
I motivi principalmente sono due: l'assenza di reali avvenimenti e l'impossibilità del poter trattare problematiche paesane nel non cadere nella “trappola” politica.
Perchè qui, nelle mie terre, la poltica è ancora vista come qualcosa a cui il popolo e soggetto, non come mezzo del popolo per il popolo, concetto assai diverso se non opposto.
Di argomenti ce ne sarebbero e dei più disparati, tanto da poterci scrivere un libro.
Tanto per cominciare l'oggettiva considerazione del fatto che, nel 2007, ancora non si riesce a risolvere il problema dell'erogazione idrica nei periodi estivi – invernali, accompagnato dalla perenne campagna di disinformazione circa la durata del guasto, mancando di regolari comunicazioni di servizio che avvengono in tutti gli altri paesi d'Italia e di buon senso civico nel segnalare l'interruzione dell'erogazione del servizio.
Altro tasto, per me dolente, è la costruzione di casermoni popolari, risoluzione di un problema assai antico quanto sconcertante, le famose “casette”. Peccato che, non ancora consegnate, le case presentassero già vistose crepe nell'intonaco, nonché predite d'acqua dal tetto; ci sarebbe da chiedersi del perchè.
Un altro mio amico mi ha fatto notare che non è necessario andare sino a Napoli per vedere la spazzatura che dilaga nel paese (articolo scritto su “La Voce di Rionero” n° 21), ma basta recarsi sotto alla discarica per constatare quale degrado ci sia.
Per non parlare del famigerato Metano che, anziché darci una mano, ci sta tagliando le braccia per le spese sostenute dalle amministrazioni circa gare d'appalti e che dir si voglia.
Vogliamo andare oltre? Di cosa dobbiamo parlare se tutte queste problematiche non servono a mò di “denuncia” dato che tutti i miei cari compaesani ne sono già al corrente, e sicuramente meglio di me, ma restano attoniti nel non dire niente, o al massimo, parlarne a bassa voce?
Di cosa dobbiamo discutere se simili accadimenti non risvegliano una coscienza comune “per il paese”?
Che altro si può fare se non sussiste un risveglio dell'animo collettivo che faccia capire che il Paese è del popolo, e non delle passeggere amministrazioni comunali che si susseguiranno da qui in futuro?
A essere sincero, da qui a duemila anni addietro, nulla è cambiato. C'è sempre (e ci sarà sempre) un qualcuno che scaglierà la prima pietra, ma che inevitabilmente ritrarrà il braccio per non essere incolpato.

venerdì 27 luglio 2007

Quanto mi sta scadendo l'ACER...

Non sono a conoscenza delle politiche aziendali adottate da altre case produttrici di laptop, ma vi posso assicurare che l'Acer mi è scaduta a livello inverosimile... ma procediamo per gradi.

Ho acquistato un Acer Aspire 5672WLMi, pagato 1200 e rotti euro nel giugno del 2006... non l'avessi mai fatto, da allora sono nati i miei problemi!

Tanto per cominciare, tempo fa comprai una colonnina di dvd-r su internet, relativamente di marca (Verbatim) per ovvi motivi di risparmio economico.
Tutto felice per l'acquisto, provai a masterizzare qualcosa, ma con sorpresa il mio masterizzatore non leggeva nessun tipo di supporto. Bene, saranno dei supporti scadenti... li testo sul masterizzatore di casa e non li legge neppure lui. Poco male, ho sprecato una decina di euro... e invece no!
Provando prima a fare vari test con diversi programmi di masterizzazione quali Nero, Roxio, Alcohol, Nti (quello che esce di default con il portatile, tanto per intenderci...) il problema non veniva risolto.
Poco importa, sono un tipo testardo, spulcio su internet un aggiornamento del firmware per i miei masterizzatori (il firmware, per essere chiaro, è il cuore di un masterizzatore) e riesco a trovarne uno per BenQ, il dvd del fisso e magicamente i miei dvd vengono riconosciuti, letti, scritti, a velocità magnifiche senza mai bruciarne alcuno.
Medesimo ragionamento per il portatile... cerco e ricerco su Internet, ma niente da fare... sembra che il Matshita Uj-845S non esista.
Inizio a preoccuparmi, anche su siti attendibili non riesco a venirne a capo... poi magicamente un post mi segnala che esiste un sito della panasonic japponese se non erro che rilascia tali firmware.
Contentissimo lo cerco... eccolo, trovato! Ma cosa succede? Il prodotto è etichettato come OEM, vale a dire che è un supporto dove loro, i produttori, non rilasciano aggiornamenti ma devono essere le case che lo adottano per assemblare i proprio portatili che si adoperano in tal senso.
Perfetto, per essere sicuri gli mando un'email e mi rispondono negativamente, come è ovvio che fosse, dicendomi che devo rivolgermi all'Acer.
Oki, non demordo... chiamo l'Acer (ormai mi conoscono dato che gli ho segnalato un baco nel loro sistema di crittografia dei dati...) e cosa mi rispondono? No, mi spiace, non aggiorniamo firmware... Ah, BENE! E quando avevate intenzione di dirmelo? Come se voi compraste un navigatore satellitare, scusate se 1200 euro sono pochi per voi, e loro vi dicessero, solo "dopo" averlo acquistato, che le mappe non si possono aggiornare, quindi se "qualcuno" ha intenzione di modificare il senso di una via (renderlo a senso unico anzichè a doppio senso di marcia) voi rimanete fregati a vita perchè "loro" non perdono tempo nel modificare lo stradario... bello vero? Simile discorso è applicabile per i dvd. Il mondo Hi-Tech è in continua evoluzione, ormai la frase "appena compri qualcosa dal negozio, varchi la soglia, ed è già vecchia" è di uso comune, e loro anzichè garantirmi come di dovere un servizio per il quale pago, mi dicono che di fatto rimango tagliato fuori perchè, cosa vuoi farci, non lo aggiorneranno mai... bene, e io come farò a masterizzare con i futuri dvd?
Va beh dai... deluso come pochi mi rivolgo all'Acer americana che, sebbene mi dicono la stessa cosa, almeno mi rispondono con maggior chiarezza ed educazione...
Probabilmente in un futuro (quando finirò di pagare il mio bel portatile da 1200 euro) comprerò un masterizzatore esterno... ma vi sembra mai ragionevole?

Altro giorno, altro problema.

Il mio portatile monta un'Ati Mbility X1400, con 512 Mb... un bestiolina a mio avviso...
La casa produttrice rilascia un nuovo Catalyst, il software di gestione per capirci, allora contentissimo (perchè ultimamente stavo avendo non pochi problemi con diversi applicativi) vado sul sito per cercare di scaricare il prodotto... ma cosa leggo? Attenzione, siamo spiacenti ma l'aggiornamento per il suo portatile non si può installare, la preghiamo di mettervi in contatto con il vostro produttore! COOOSA? Ancora??? Non ci posso credere, l'Acer mi sta perseguitando, non ho altre spiegazioni.
Bene, poco male, vado sul sito dell'Acer e per un prodotto così importante come un Catalyst avrenno aggiornato i driver... PURA UTOPIA!
Non solo non ne parlano, non solo non dicono se, come, quando uscirà, ma semplicemente lo ignorano! Capisco un firmware (cosa vuoi farci, bisogna anche capire i limiti di certe persone...) ma la scheda video ormai è patrimonio di tutti... come si fa a non rilasciarne un aggiornamento?
Sapete come ho risolto il problema? Ancora una volta grazie a Internet, con siti di smanettoni che cercano, riprovano, ritestano prodotti e costruiscono ad-hoc le soluzione per far riconoscere al computer qualcosa che "loro", per motivi commerciali, non vogliono farti riconoscere...
Ho solo una cosa da dire a tutti questi signori... vi dovreste solo vergognare!
Io sono un ragazzo che ha iniziato ad usare il pc all'età di 11 anni, so muovermi bene su internet, studio ing. informatica, ma quanti come me sono a conoscienza di scorciatoie, percorsi alternativi, by-pass di sistema? pochi, decisamente pochi... come sempre, io perdo tempo per risolvere problemi che non ho causato io per il semplice motivo che qualcun'altro non fa il suo dovere! guardate... ho il sangue avvelenato. Se è questa la politica dell'Acer, spero proprio che fallisca nel più breve tempo possibile!

domenica 15 luglio 2007

Financial Times: naked ambition

Questo è il titolo offerto in prima pagina dal Financial Times che ha toccato un tasto dolente per il mondo pubblicitario italiano: la nudità come ambizione.
Da una recente statistica, infatti, si evince come le ragazze italiane (campione fatto su trentenni) siano attratte dal mondo pubblicitario, dalle sfilate in tv, dall'apparire piuttosto che dall'essere.
Adrian Michaels (inglese trasferitosi a Milano) descrive così la situazione del "bel paese": 'Davvero gli italiani, ed in particolare le italiane, ritengono accettabile "vendere" quiz trasmessi in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?'
E come dargli torto... sono anni che nelle case degli italiani ci si lamenta di un simile "imbroglio", dove il maggior share è dettato non dal miglior programma, bensì dalla migliore vetrina femminile proposta ai telespettatori, ma nessuno fa niente.
E nessuno fa niente proprio perchè, in realtà, agli italiani piace un simile spettacolo, altrimenti la gente cambierebbe canale senza rifletterci troppo su.
Nessuno fa niente perchè, dopo essersi lamentati per decenni sulla "tv spazzatura", quando va in onda un Funari che per quanto possa piacere o meno denuncia situazioni gravi che accadono in tutto il mondo, nella speranza che nel cuore degli italiani nasca un luccichio di coscienza, il popolo decide che "quel tipo di televisione" non fa per lui e lo fa in un modo molto semplice... cambia semplicemente canale, e il programma cambia veste, non si affrontano più determinate tematiche.
Nessuno fa niente perchè i programmi più seguiti sono i "reality show", dove di reale non c'è proprio nulla: sono semplicemente dei gladiatori che si ammazzano a vicenda per perseguire lo scopo di arricchirsi, nulla è cambiato dai tempi dei romani, solo che lì lo si faceva per mestiere o per conquistarsi la Libertà.
La verità, tuttavia, credo che sia un'altra.
Troppo comodo dare la colpa ai manager aziendali che propongono simili frivolezze (non fanno altro che svolgere al meglio il loro lavoro: più audience -> maggior profitto), troppo comodo accusare il telespettatore che si siede sulla sua poltrona e segue certe trasmissioni... la verità è che l'italiano, quando torna a casa, è stanco per la giornata di lavoro. La verità è che l'italiano, dopo aver faticato 7 camicie, vuole solo poter "spegnere" il cervello e rilassarsi guardando anche simili spazzature. La verità è che noi tutti preferiamo seguire un film a lieto fine perchè la vita presenta così tanti problemi che non abbiamo voglia di sobbarcarcne di altri che richiederebbero forse maggior impegno.
Il mondo reale è pieno di problemi, il mondo dello spettacolo mostra una sorta di realtà parallela dove tutto è perfetto, non è necessario conseguire particolari studi o "essere qualcuno" per guadagnare fior fiori di quattrini, avere una compagna praticamente perfetta e avere una vita altrettanto magica, peccato che questa sia solo una vetrina, una facciata che pochi spulciano realmente, l'inganno prevale sulla verità.
Cos'altro dovrebbe evidenziare una statistica del mondo giovanile se non proprio la scelta più facile? Il giovane vede due possibile strade: quella dal guadagno facile, segnata dal successo, dal riconoscimento del grande pubblico, un'altra marcata dall'anonimato, dove bisogna sudare per potersi guadagnare il pane quotidiano... voi cosa scegliereste?
Peccato che sia tutto frutto di una grande finzione, forse andrebbe spiegato questo ai nostri adolescenti... forse prima di criticare un qualcosa, la gente dovrebbe riflettere sulle cause da cui è scaturita, non solo sulle conseguenze che questa comporta.

lunedì 9 luglio 2007

In rif. a "Il bisogno di riconoscimento non è vanità"

"Quanto è bello" trovare gente che la pensa come te, che ha raggiunto determinati obbiettivi e scrive su importanti testate giornalistiche.
La persona in questione è Francesco Alberoni e l'articolo al quale mi riferisco è il seguente:

Il bisogno di riconoscimento non è vanità

Noi non possiamo darci valore da soli. Ce lo danno gli altri fin da bambini amandoci, apprezzandoci, dicendoci bravo. In realtà non possiamo dare valore a nulla perché sono gli altri che, con il loro comportamento o le loro parole, ci dicono cosa è buono o cattivo, cosa è desiderabile[...]


(clicca sull'articolo per visualizzarlo interamente)

I miei complimentoni...

mercoledì 4 luglio 2007

Ma l'Italia esiste?

Oggi mi sento particolarmente critico, sarà la stanchezza che mette in risalto le cose che non vanno ...
Come pagina iniziale del browser ho iGoogle e ,tra i vari plug-in, ho inserito anche le immagini messe a disposizione dalla NASA aggiornate giornalmente; oggi hanno pubblicato questa


Impossibile non notarla, impossibile non guardare quei colori, quelle strisce, le persone che applaudono... ora, dell'America si potrà dire di tutto di più, ma certamente non che non sia patriottica.
Allora mi viene una domanda: ma l'Italia? Fatta eccezione per le frecce tricolori che esaltano la nostra bandiera, dov'è finito il nostro patriottismo?
Quanti di voi hanno una bandiera del nostro tricolore? Quante persone riflettono sui significati di quei colori? Quanti la amano?
La legge dice che bruciare una bandiera, o cmq recare offesa ad essa, è perseguibile; eppure nel mio paese sono tre lunghi anni che la scuola superiore tiene sventolanti due stracci con neppure tutti e tre i colori, pensate che le intemperie l'hanno recisa all'altezza del bianco.
Fatto presente ai carabinieri mi hanno risposto: si, ma cosa vuoi farci!
Fatto presente al vicesindaco ha passato la palla avvelenata al direttore scolastico.
Dato che quest'ultimo non è mai presente, l'ho detto ai due bidelli, ad una mia ex professoressa, e tutti e tre allegramente si sono fatti una grassa risata...

Bella l'Italia, i miei complimentoni! Ma siamo seri... dove vogliamo andare in queste condizioni?

domenica 1 luglio 2007

La rabbia, l'orgoglio, e il dubbio

Sebbene siano passati ormai 4 anni dalla pubblicazione di questo articolo, ho ritrovato le pagine di questo giornale tra appunti sparsi di studio e ho deciso di postarlo (sebbene sia probabilmente coperto da copyright) affinchè non si dimentichino stati d'animo e vecchie opinioni avendo oggi un quadro più generale sul quale poter riflettere.

La rabbia, l'orgoglio, e il dubbio

Guerra in Iraq: «E il mio dilemma rimane. Tormentoso, assillante»

di
Oriana Fallaci

(Corriere della Sera, 15 marzo 2003)


Per evitare il dilemma, risparmiarmi la dolorosa domanda «questa-guerra-deve-essere-fatta-o-no», per superare le riserve e le riluttanze e i dubbi che ancora mi straziano, spesso dico a me stessa: «Ah, se gli iracheni si liberassero da soli di Saddam Hussein! Ah, se qualche Ahmed o Abdul lo liquidasse e lo appendesse pei piedi in qualche piazza come nel 1945 gli italiani fecero con Mussolini!». Ma non serve. O serve in un senso e basta.

Nel 1945, infatti, gli italiani si liberarono di Mussolini perché gli Alleati avevano occupato tre quarti dell'Italia. Quindi reso possibile l'insurrezione del Nord. In parole diverse, perché la guerra l'avevano fatta. Una guerra senza la quale Mussolini ce lo saremmo tenuti vita natural durante. (Hitler, lo stesso). Una guerra durante la quale gli Alleati ci avevano bombardato senza pietà ed eravamo morti come le mosche. Loro, idem. A Salerno, ad Anzio, a Cassino. Nell'avanzata verso Firenze, sulla Linea Gotica. La tremenda Linea Gotica che i tedeschi avevano opposto dal Tirreno all'Adriatico.

In meno di due anni, 45.806 morti americani e 17.500 tra inglesi, canadesi, australiani, neozelandesi, sudafricani, indiani, brasiliani, polacchi. Nonché francesi che avevano scelto De Gaulle e italiani che avevano scelto la Quinta o l'Ottava Armata. (Sai quanti cimiteri di militari alleati ci sono in Italia? Oltre centotrenta. E i più grossi, i più affollati, sono proprio quelli americani. Soltanto a Nettuno, 10.950 tombe. Soltanto a Falciani, presso Firenze, 5.811... Ogni volta che ci passo davanti e vedo quel lago di croci, rabbrividisco di dolore e di gratitudine).

C'era anche un Fronte di Liberazione Nazionale, in Italia. Una Resistenza che gli Alleati rifornivano di armi e di munizioni. Poiché malgrado la tenera età mi occupavo della faccenda, ricordo perfettamente il Dakota che sfidando la contraerea ce le paracadutava in Toscana. Per l'esattezza, sul Monte Giovi dove per farci localizzare accendevamo i fuochi e dove una notte paracadutarono anche un commando che aveva il compito di allestire una radio clandestina detta Radio Cora. Dieci simpaticissimi americani che parlavano ottimo italiano. E che tre mesi dopo furono catturati dalle SS, torturati in modo selvaggio, fucilati insieme alla partigiana Anna Maria Enriquez-Agnoletti. Così il dilemma rimane. Tormentoso, assillante.

Rimane per i motivi che mi accingo ad esporre. E il primo motivo è che, contrariamente ai pacifisti che non berciano mai contro Saddam Hussein o Bin Laden e se la pigliano solo con Bush o con Blair, (ma nel corteo di Roma se la son presa pure con me, a quanto pare augurandomi di scoppiare in mille pezzi col prossimo shuttle), la guerra io la conosco. So bene che cosa significa vivere nel terrore, correre sotto le cannonate o le bombe da mille chili, veder morire la gente ed esplodere le case, crepare di fame, non aver nemmeno l'acqua da bere. E, peggio ancora, sentirsi responsabile per la morte di un altro essere umano. (Anche se quell'essere umano è un nemico, ad esempio un fascista o un soldato tedesco). Lo so perché appartengo, appunto, alla generazione della Seconda Guerra Mondiale. E perché gran parte della mia vita sono stata corrispondente di guerra. Non uno di quelli che stanno in albergo: uno di quelli che al fronte ci vanno davvero.

Ergo, dal Vietnam in poi ho visto orrori che chi conosce la guerra soltanto attraverso la TV o i film dove il sangue è salsa di pomodoro non immagina nemmeno. E la guerra la odio quanto i pacifisti in buona o cattiva fede non la odieranno mai. La odio tanto che ogni mio libro trabocca di quell'odio. La odio tanto che perfino i fucili da caccia mi danno fastidio e lo stupido schioppettare dei cacciatori estivi mi fa salire il sangue al cervello. Però non accetto il fariseo principio anzi slogan di coloro che dicono: «Tutte le guerre sono ingiuste, tutte le guerre sono illegittime». La guerra contro Hitler e Mussolini era una guerra giusta, perbacco. Una guerra legittima. Anzi, doverosa. Le guerre risorgimentali che i miei nonni fecero nell'Ottocento per cacciare lo straniero invasore erano guerre giuste, perbacco. Guerre legittime. Anzi, doverose. E la Guerra d'Indipendenza che i coloni americani fecero contro l'Inghilterra, lo stesso. Le guerre (o le rivoluzioni) che avvengono per ritrovare la dignità, la libertà, idem. Io non credo nelle disinvolte assoluzioni, nelle comode pacificazioni, nel perdono facile. E ancor meno credo nello sfruttamento della parola Pace, nel ricatto della parola Pace. Quando in nome della pace si cede alla prepotenza, alla violenza, alla tirannia, quando in nome della pace ci si rassegna alla paura, si rinuncia alla dignità e alla libertà, la pace non è più pace. E' suicidio.

Il secondo motivo è che, se giusta come spero e legittima come mi auguro, questa guerra non dovrebbe svolgersi ora. Avrebbe dovuto svolgersi un anno fa. Vale a dire quando le rovine delle Due Torri erano fumanti, e tutto il mondo civile si sentiva americano. Se si fosse svolta allora, oggi i simpatizzanti di Bin Laden e di Saddam Hussein non riempirebbero le piazze col loro pacifismo a senso unico. Le star di Hollywood non si esibirebbero nel ruolo (per loro grottesco) di capi-popolo. E l'ambigua Turchia che sta rimettendo il velo alle donne non rifiuterebbe il passaggio ai Marines diretti al fronte del Nord. Nonostante le cicale europee che insieme ai palestinesi ghignavano «Bene-agli-americani-gli-sta-bene», un anno fa nessuno negava che gli Stati Uniti avessero sofferto una seconda Pearl Harbor e che di conseguenza gli spettasse il diritto di reagire. Meglio: se giusta come spero, legittima come mi auguro, questa è una guerra che avrebbe dovuto svolgersi ancor prima. Cioè quando Clinton era presidente e le piccole Pearl Harbor scoppiavano nel resto del mondo. In Somalia, ad esempio, dove i Marines in missione di pace venivano trucidati e mutilati poi dati in pasto alla folla impazzita. In Kenia, nello Yemen, e via dicendo.

L'11 settembre non è stato che la brutale conferma d'una realtà ormai fossilizzata. L'indiscutibile diagnosi del medico che ti sventola sul naso la radiografia e senza complimenti dice: «Caro signore, cara signora, Lei ha davvero il cancro». Se Clinton avesse speso meno tempo con le ragazze prosperose, se avesse usato in modo più responsabile la Stanza Ovale, forse l'11 settembre non sarebbe avvenuto. È inutile aggiungere che, ancor meno, l'11 settembre sarebbe avvenuto se George Bush Senior avesse eliminato Saddam Hussein con la Guerra del Golfo. Rammenti? Nel 1991 l'esercito iracheno si sgonfiò come un pallone bucato. Si disintegrò così velocemente che perfino io catturai quattro dei suoi soldati. Stavo dietro una duna del deserto saudita, sola sola e indifesa, quando quattro scheletri scalzi e laceri vennero verso di me con le braccia alzate. «Bush!» bisbigliarono in tono supplichevole. «Bush!». Parola che per loro significava: «Ho tanta fame, tanta sete. Fammi prigioniero, per carità». Io li presi, li consegnai al tenente in carica, e invece di congratularsi questo brontolò: «Uffa! ne abbiamo già cinquantamila. Glielo dà lei da mangiare e da bere?». Eppure gli americani non raggiunsero Bagdad. George Bush Senior non lo rimosse, Saddam. («Il-mandato-delle-Nazioni-Unite-era-liberare-il-Kuwait-e-ba sta). E, per ringraziarlo, Saddam tentò di farlo assassinare. Infatti a volte mi chiedo se questa guerra tardiva non sia anche una rappresaglia pazientemente attesa. Una promessa filiale, una vendetta da tragedia shakespeariana anzi greca.

Il terzo motivo è il modo sbagliato in cui l'ipotetica promessa al babbo s'è realizzata. Chi oserebbe confutarlo? Dall'11 settembre agli inizi dello scorso autunno tutta l'enfasi si concentrò su Bin Laden, su Al Qaida, sull'Afghanistan. Saddam Hussein e l'Iraq furono praticamente ignorati. E solo quando diventò chiaro che Bin Laden godeva un'eccellente salute perché l'impegno di prenderlo vivo o morto era fallito, Bush e Powell si ricordarono del suo rivale. Ci dissero che Saddam Hussein era cattivo, che tagliava la lingua e gli orecchi agli avversari, che uccideva i loro bambini dinanzi ai loro occhi. (Vero). Che decapitava le prostitute poi esibiva in piazza le loro teste. (Vero). Che le sue prigioni straripavano di detenuti politici chiusi in celle piccole come bare, che gli esperimenti chimici e biologici li eseguiva con particolare diletto su tali vittime. (Vero). Che aveva legami con Al Qaida e finanziava il terrorismo, premiava le famiglie dei kamikaze palestinesi con 25.000 dollari a famiglia. (Vero). Infine, che non aveva mai rinunciato al suo arsenale di armi letali sicché le Nazioni Unite dovevano rimandare gli ispettori in Iraq.

D'accordo, ma siamo seri: se negli anni Trenta l'inefficiente Lega delle Nazioni avesse mandato i suoi ispettori in Germania, credi che Hitler gli avrebbe mostrato Peenemünde dove Von Braun fabbricava i V1 e i V2 per polverizzare Londra? Credi che gli avrebbe mostrato i campi di Dachau e Mauthausen, di Auschwitz e di Buchenwald? Malgrado ciò, la commedia degli ispettori venne riesumata e con tale intensità che il ruolo di primadonna è passato da Bin Laden a Saddam Hussein. E nemmeno l'arresto di Khalid Muhammed, l'architetto dell'11 settembre, ha sollevato un congruo giubilo. La notizia che Bin Laden sia stato localizzato nel Pakistan Settentrionale e rischi di fare la medesima fine, lo stesso. Una commedia inzuppata di miserie, oltretutto. Di vili doppi giochi anzi complicità da parte degli ispettori. Di strategie sconsiderate da parte di Bush che tenendo il piede in due staffe chiedeva al Consiglio di Sicurezza il permesso di muover guerra e contemporaneamente inviava le truppe ai confini con l'Iraq. In meno di due mesi, un quarto di milione di truppe. Con quelle inglesi e australiane, oltre trecentomila. E questo senza capire che i nemici dell'America (ma dovrei dire dell'Occidente) non stanno solo a Bagdad.

Stanno anche in Europa, signor Bush. Stanno a Parigi dove il mellifluo Chirac se ne frega della pace ma sogna di soddisfare la sua vanità col Prix Nobel de la Paix. Dove nessuno ha voglia di rimuovere Saddam perché Saddam è il petrolio che le compagnie petrolifere francesi pompano dal suo Iraq. E dove, dimenticando il piccolo neo chiamato Pétain, la Francia insegue la napoleonica pretesa di dominare l'Unione Europea. Assumerne l'egemonia. Stanno a Berlino dove il partito del mediocre Schröder ha vinto le elezioni paragonandoLa al loro Hitler. Dove le bandiere americane vengono insozzate con la svastica simbolo della Germania nazista. E dove, nel miraggio di sostener nuovamente la parte dei padroni, i tedeschi vanno a braccetto coi francesi. Stanno a Roma dove i comunisti sono usciti dalla porta per rientrare dalla finestra come gli uccelli dell'omonimo film di Hitchcock. Dove i preti cattolici sono più bolscevichi di loro. E dove affliggendo il prossimo col suo ecumenismo, il suo terzomondismo, il suo fondamentalismo, Karol Wojtyla riceve Aziz come se fosse una colomba col ramoscello d'olivo in bocca o un martire in procinto d'esser divorato dai leoni del Colosseo. (Poi lo manda ad Assisi dove i frati lo scortano fino alla tomba di San Francesco, povero San Francesco). Negli altri paesi europei, idem o giù di lì. Non L'hanno ancora informata i Suoi ambasciatori? In Europa i nemici degli Stati Uniti stanno dappertutto, signor Bush. Ciò che Lei chiama garbatamente «differenze-d'opinione» è odio puro. Un odio simile a quello che l'Unione Sovietica esibiva fino alla Caduta del Muro. Il loro pacifismo è sinonimo di antiamericanismo e, accompagnato da una cupa rinascita di antisemitismo, trionfa quanto in Islam.

Sa perché? Perché l'Europa non è più l'Europa. È diventata una provincia dell'Islam come la Spagna e il Portogallo al tempo dei Mori. Ospita sedici milioni di immigrati musulmani, cioè il triplo di quelli che stanno in America. (E l'America è tre volte più grande dell'Europa). Rigurgita di mullah, di ayatollah, di imam, di moschee, di turbanti, di barbe, di burqa, di chador, e guai a protestare. Nasconde migliaia di terroristi che i nostri governi non riescono né a controllare né ad identificare. Ergo la gente ha paura e sventolando la bandiera del pacifismo, pacifismo-uguale-antiamericanismo, si sente protetta. Quasi ciò non bastasse, l'Europa li ha dimenticati i 221.484 americani morti per lei nella Seconda guerra mondiale... Dei loro cimiteri in Normandia, nelle Ardenne, nei Vosgi, nella vallata del Reno, in Belgio, in Olanda, in Lussemburgo, in Lorena, in Danimarca, in Italia, non gliene importa un bel nulla. Anziché gratitudine l'Europa prova invidia, gelosia, livore e nessuna nazione europea appoggerà questa guerra, signor Bush. Nemmeno quelle veramente alleate come la Spagna o rette da tipi che come Berlusconi La chiamano «il mio amico George».

In Europa lei ha un amico e basta, un alleato e basta: Tony Blair. Però anche Blair regge un Paese invaso dai Mori e verso gli Stati Uniti pieno di invidia, gelosia, livore. Persino il suo partito lo rimbecca, lo osteggia. E a proposito: devo chiederLe scusa, signor Blair. Devo in quanto nel mio libro «La rabbia e l'orgoglio» sono stata ingiusta con lei. Sviata dal suo eccesso di cortesia nei riguardi della cultura islamica ho scritto che era una cicala tra le cicale, che il Suo coraggio non sarebbe durato a lungo, che appena non fosse più servito alla Sua carriera politica lo avrebbe messo da parte. Invece quella carriera politica la sta sacrificando alle proprie convinzioni. Con coerenza impeccabile. Davvero mi scuso e ritiro anche la brutta frase che aggravava l'ingiustizia: «Se la nostra cultura ha lo stesso valore d'una cultura che costringe a portare il burqa, perché passa le vacanze nella mia Toscana e non in Arabia Saudita o in Afghanistan?». E Le dico: «Ci venga quando vuole. La mia Toscana è la Sua Toscana, e la mia casa è la Sua casa. My home is your home».

Il motivo finale del mio dilemma sta nei termini con cui Bush e Blair e i loro consiglieri definiscono questa guerra. «Una guerra di liberazione, una guerra umanitaria per portare la libertà e la democrazia in Iraq». Eh no, cari signori, no. L'umanitarismo non ha niente a che fare con le guerre. Tutte le guerre, anche quelle giuste, anche quelle legittime, sono morte e sfacelo e atrocità e lacrime. E questa non è una guerra di liberazione. (Non è neanche una guerra di petrolio, sia chiaro, come molti sostengono. Contrariamente ai francesi, gli americani non hanno bisogno del petrolio iracheno). È una guerra politica. Una guerra fatta a sangue freddo per rispondere alla Guerra Santa che i nemici dell'Occidente hanno dichiarato l'11 settembre. È una guerra profilattica. Un vaccino come il vaccino contro la poliomelite e il vaiolo, un intervento chirurgico che s'abbatte su Saddam Hussein perché tra i vari focolai di cancro Saddam Hussein appare il più ovvio. Il più evidente, il più pericoloso.

Inoltre Saddam costituisce l'ostacolo, (pensano Bush e Blair e i loro consiglieri), che una volta rimosso gli permetterà di ridisegnare la mappa del Medio Oriente. Insomma far quello che gli inglesi e i francesi fecero dopo il crollo dell'impero ottomano. Ridisegnarla e diffondere una Pax Romana, pardon, una Pax Americana dove regni la Libertà e la Democrazia. Dove nessuno dia più fastidio con gli attentati e le stragi. Dove tutti possano prosperare, vivere felici e contenti. Sciocchezze. La libertà non può essere data in regalo come un pezzo di cioccolata, e la democrazia non può essere imposta con gli eserciti. Come diceva mio padre quando invitava gli antifascisti ad entrare nella Resistenza, e come dico io quando parlo con coloro che credono onestamente nella Pax Americana, la libertà bisogna conquistarcela da soli. La democrazia nasce dalla civiltà, e in entrambi i casi bisogna sapere di cosa si tratta. La Seconda guerra mondiale fu una guerra di liberazione non perché regalò all'Europa i due pezzi di cioccolata cioè due novità chiamate Libertà e Democrazia, ma perché le ristabilì. E le ristabilì perché gli europei le avevano perdute con Hitler e Mussolini. Perché le conoscevano bene, sapevano di che si tratta.

I giapponesi no. Ne convengo. Per i giapponesi i due pezzi di cioccolata furono un regalo che li rimborsava, oltretutto, di Hiroshima e Nagasaki. Però il Giappone aveva già iniziato la sua marcia verso il progresso, e non apparteneva al mondo che ne «La Rabbia e l'Orgoglio» chiamo La Montagna. Una montagna che da 1.400 anni non si muove, non cambia, non emerge dagli abissi della sua cecità. Insomma, l'Islam. I moderni concetti di libertà e di democrazia sono del tutto estranei al tessuto ideologico dell'Islam, del tutto opposti al dispotismo e alla tirannia dei suoi Stati teocratici. In quel tessuto ideologico è Dio che comanda, è Dio che decide il destino degli uomini, e di quel Dio gli uomini non sono figli bensì sudditi, schiavi. Insciallah-Come Dio Vuole-Insciallah. Ergo nel Corano non v'è posto per il libero arbitrio, per la scelta, cioè per la libertà. Non v'è posto per un regime che almeno giuridicamente è basato sull'uguaglianza, sul voto, sul suffragio universale, cioè per la democrazia. Infatti quei due moderni concetti i musulmani non li capiscono. Li rifiutano e invadendoci, conquistandoci, vogliono cancellarli anche dalla nostra vita.

Sorretti dal loro caparbio ottimismo, lo stesso ottimismo con cui a Fort Alamo combatterono con tanto eroismo e finirono tutti massacrati dal generale Santa Ana, gli americani sono certi che a Bagdad verranno accolti come a Roma e a Firenze e a Parigi. «Ci applaudiranno, ci getteranno fiori» mi ha detto tutto contento una testa d'uovo di Washington. Forse. A Bagdad può succedere di tutto. Ma dopo? Che succederà dopo? Oltre due terzi degli iracheni che nelle ultime «elezioni» hanno dato il cento per cento dei voti a Saddam sono sciiti che da sempre vagheggiano di stabilire la Repubblica islamica dell'Iraq. E negli anni Ottanta anche i sovietici vennero accolti bene a Kabul. Anche i sovietici imposero la loro pax con l'esercito. Convinsero addirittura le donne a togliersi il burqa: rammenti? Però dieci anni dopo dovettero andarsene, cedere il passo ai Talebani. Domanda: e se, invece di scoprire la libertà, l'Iraq diventasse un secondo Afghanistan? E se, invece di imparare la democrazia, l'intero Medio Oriente saltasse in aria o il cancro si moltiplicasse? Di paese in paese, con una specie di reazione a catena... Da occidentale fiera della sua civiltà e quindi decisa a difenderla fino all'ultimo fiato, senza riserve dovrei in tal caso unirmi a Bush e a Blair asserragliati dentro una nuova Fort Alamo. Senza riluttanze dovrei in tal caso combattere e morire con loro.
Il che è l'unica cosa sulla quale non ho il minimo dubbio.

Dialogo I - di Giorgio Gaber

Dialogo I

[Voce fuori campo:] Chi sei?
[G:] Mah, non so.
[Voce fuori campo:] Chi sei?
[G:] Sono un non so.
[Voce fuori campo:] L’ironia è un’arma della borghesia. Chi sei?
[G:] Sono… sono uno che scrive.
[Voce fuori campo:] Ah, sei un poeta!
[G:] Beh, chiamami come ti pare.
[Voce fuori campo:] Un poeta rivoluzionario?
[G:] Sì, rivoluzionario.
[Voce fuori campo:] E di cosa parli?
[G:] Parlo dell’uomo, dei suoi rapporti, dell’amore, parlo di un albero…
[Voce fuori campo:] Ah, di un albero, ero lì che ti aspettavo! Ma non lo sai che parlare di un albero in tempo di rivoluzione è come tradire la rivoluzione?
[G:] C’è la rivoluzione?
[Voce fuori campo:] Non fare lo spiritoso! Parlavo dell’impegno, dell’impegno ideologico.
[G:] Questa l’ho già sentita.
[Voce fuori campo:] L’hai già sentita ma non l’hai imparata.
[G:] Non è che non l’ho imparata, è che a me non interessa il cervello che va, va, chissà dove… deve passare di qui, dentro. È l’istinto che mi interessa, lo stomaco!
[Voce fuori campo:] Ah, lo stomaco, ero lì che ti aspettavo!
[G:] Eh ma tu mi aspetti sempre da tutte le parti!
[Voce fuori campo:] Per forza, fai ancora il discorso sui sentimenti, sui dolori… lo so dove vuoi arrivare. Ma credi veramente di servire a qualcosa?
[G:] Mah, non so. Servo a qualcosa? Dite, ditelo voi, servo a qualcosa?… non dicono.
[Voce fuori campo:] Non servi a niente! Sei un poeta borghese. Ti rinchiudi in te, non riesci a tirare fuori un’idea, modificarla, cambiarla.
[G:] Un’idea, modificarla, cambiarla, elaborarla… ci vuole mica tanto! È cambiarsi davvero, è cambiarsi di dentro che è un’altra cosa!

di Pablo Neruda

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una
splendida felicità
.

Pablo Neruda

Il paradosso del nostro tempo

Il paradosso del nostro tempo nella storia e' che abbiamo edifici

sempre piu' alti, ma moralita' piu' basse, autostrade sempre
piu' larghe, ma orizzonti piu' ristretti.
Spendiamo di piu', ma abbiamo meno,

comperiamo di piu', ma godiamo meno.
Abbiamo case piu' grandi e famiglie piu' piccole,

piu' comodita', ma meno tempo.
Abbiamo piu' istruzione, ma meno buon senso, piu'
conoscenza, ma meno giudizio, piu' esperti, e ancor piu'
problemi, piu' medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno,
ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo
troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo
troppa TV, e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprieta',

ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere,

ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad
attraversare il pianerottolo per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno,

ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose piu' grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.
Scriviamo di piu', ma impariamo meno.
Pianifichiamo di piu', ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers piu' grandi per contenere piu'
informazioni, per produrre piu' copie che mai, ma
comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi
uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e piu' divorzi,

case piu' belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta,
della moralita' a perdere, delle relazioni di una notte,dei corpi
sovrappeso, e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal
rallegrarti al calmarti, all'ucciderti.
E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina

e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia puo' farti arrivare questa lettera, e
in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con
altri, o di cancellarle.
Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora,

perche' non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal
basso in soggezione, perche' quella piccola persona presto
crescera', e lascera' il tuo fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a
fianco, perche' e' l'unico tesoro che puoi dare con il cuore,

e non costa nulla.
Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo.
Un bacio e un abbraccio possono curare ferite che vengono dal
profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, perche'
un giorno quella persona non sara' piu' li'.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione, e
dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua
mente.
E RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri
facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

George Carlin.

Un professore di filosofia....

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto
di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm. di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di
sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e
lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari
sassi.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi,
ancora una volta, dissero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto.
Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa
volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il Professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò
completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero.
"Ora," disse il Professore non appena svanirono le risate, "voglio che voi capiate che
questo vasetto rappresenta la vostra vita. I sassi sono le cose importanti - la vostra
famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli - le cose per le quali se tutto il
resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.
I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il vostro lavoro, la vostra casa,
la vostra auto. La sabbia è tutto il resto......le piccole cose."
"Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia," continuò il Professore "non ci
sarebbe spazio per i piselli e per i sassi.
Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre
energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro
partner al cinema, uscite con gli amici.
Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto. Prendetevi cura dei
sassi per prima - le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità...il resto è solo sabbia."
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la
birra.
Il Professore sorrise.
"Sono contento che me l'abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa
quanto piena possa essere la vostra vita, perchè c'è sempre spazio per un paio di
birre.

giovedì 28 giugno 2007

Internet Explorer 7, Mozilla Firefox 2 e Opera 9

Da un pò di tempo mi sto divertendo nel testare programmi alternativi rispetto alla "casa madre" Microsoft e devo dire che con il passare dei giorni mi convinco sempre maggiormente della reale possibilità di poter cambiare, sostituire o usare in parallelo diversi applicativi che apparentemente quasi nessuno considererebbe a priori, vuoi per abitudine, pigrizia o semplicemente per carenza di pubblicità.
Il primo che ho installato, provato e continuo ad usare è OpenOffice (dopo essermi scaduta la ver. beta dell'Office 2007): sebbene sia un pò carente di grafica, parliamoci chiaramente, per l'uso che il 90% degli utenti fa di Microsoft Office va più che bene, volendo considerare anche il fatto che è totalmente gratuito.
Iexplorer 7 mi cominciava a dare problemi con altri applicativi, crash improvvisi senza apparenti giustificazioni, allora iniziai a provare Firefox... devo dire che mi è stato sin da subito simpatico, con le sue finestre in parallelo, velocità di esecuzione, possibilità di personalizzazione talmente varia e di facile intuizione che mi convinse.
Dopo Mozilla, ho letto in internet una recensione del nuovo broswer Opera 9, incuriosito l'ho installato ed è ancora in fase di "sperimentazione". Tra i punti a suo favore, a parte la grafica davvero accattivante, ci sono i diversi widget che spaziano dal motore di ricerca "torrent" al download integrato p2p, da non sottovalutare la finestra principale con le sue 9 anteprime personalizzabili, comode per inserire i propri siti di maggior uso per un avvio più veloce e pratico.
Insomma, passando il tempo (ormai sono 15 anni che uso un pc) mi accorgo sempre di più che Microsoft si può bypassare qualora se ne abbia l'intenzione, ormai gli applicativi in circolazione sono tanti e tali da poter permettere una comoda "transumanza" senza ricorrere a dover sborsare troppo tempo e denaro.
Più in là proverò ubuntu, me ne hanno parlato molto bene. La sostituzione di Windows è ancora troppo prematura e lontana, ma la strada che si sta percorrendo penso sia quella giusta per non avere necessariamente software targato "microsoft" tra le mura domestiche.

Gabbie di tonni come lascia passare per l'Italia

Scrivendo questo post potrei risultare a molti cinico, razzista e senza cuore, ma quello che sta succedendo circa i clandestini abbandonati ormai quotidianamente sulle gabbie di tonni non lascia adito ad altre riflessioni se non la seguente:
gli scafisti del mercato nero hanno trovato un lascia passare unico.

Abbandonando i clandestini su queste "piattaforme", sono riusciti a prevalicare tutti i sistemi di controllo, non devono neanche "sprecare" un gommone in più e rischiano molto meno.

E' atresì vero che l'etica ci impone di non abbandonarli ai loro destini, ma è palese il fatto che continuando di questo passo non faremo altro alimentare anche noi il suddetto traffico di cui tanto oggi ci lamentiamo.

Se lo Stato italiano non avesse repurerato la prima flotta di clandestini lasciata sulle gabbie di tonno presenti in territorio libico (tant'è vero che abbiamo dovuto chiedere il permesso all'autorità libica di poter varcare le acque per poterli andare a prendere .... ) questo secondo episodio non si sarebbe verificato.

Se lo Stato italiano affrontasse seriamente la questione "clandestini", la voce si spargerebbe e il traffico diminuirebbe.

Se lo Stato italiano si comportasse come altri Stati quali quello di Malta o della stessa Libia, il traffico probabilmente non esisterebbe neppure.

Se... già, se! Peccato che viviamo in Italia, un paese costruito sulle contraddizioni...

martedì 26 giugno 2007

Il matrimonio dura 14 anni... poi si parla di stabilità!

L'Istat ha reso noto il risultato della ricerca che ritraeva l'incremento dele separazioni e dei divorzi...
E' possibile leggere qui la notizia

Ora mi chiedo, si parla tanto di stabilità, di questi "giovani" che devono trovare la propria strada e hanno bisogno sempre più di certezze e sicurezza, ma come faccio a cercare casa, fare un mutuo di 30 anni per pagarla, pianificare la mia vita con un'altra persona se la media di durata è pari a 14 anni? senza contare che il contratto di lavoro dovrebbe essere indeterminato, altrimenti bye bye il presupposto di partenza...

E' proprio una bella società la nostra....

sabato 23 giugno 2007

Europa sotto scacco - la presa di forza della Merkel

Leggevo oggi sul Corriere della Sera un'interessante articolo che ritraeva il quadro generale dell'UE.
Ciò che viene subito all'occhio è come una Polonia possa tenere sotto scacco matto l'intera comunità europea, il Regno Unito riesce ad ottenere una clausula di esclusione e la Francia ribadisce il suo forte nazionalismo.
Ora ciò che mi chiedo è:
1. come sia possibile e se sia ammissibile che uno stato riesca a bloccare il lavoro di una comunità intera.
2. se esiste una "clausula" per il Regno Unito mi si vuole spiegare che razza di unione siamo?

Rendendo il discorso molto più terra terra, senza evidenziare aspetti politici, sociali o di peso strategico nonchè decisionale, davvero non riesco a capire.
L'unione europea non viene imposta, non sussiste alcun l'obbligo di partecipazione. Se si è daccordo con il programma, l'ideologia e la prospettiva futura si fa richiesta di entrarvi, altrimenti se ne resta fuori e si continua a percorrere la propria strada, ma nel momento in cui si entra a far parte di una "comunità" risulta evidente e palese il fatto di dover necessariamente cercare di trovare punti in comune, pianificare programmi unisoni.
Qualora tutto ciò non dovesse avvenire, come di fatto è stato con la Polonia che "minaccia" di porre un veto se non le si concede ciò che pretende (senza nulla dare in cambio) venendo meno ai propri obbligi counitari, se un Regno Unito riesce a spezzare quel famoso detto "la legge è uguale per tutti", allora mi viene da chiedere che razza di Unione siamo, quale comunità vogliamo costruire se non si seguono direttive unitarie!
Se ogni stato pretende di voler fare ciò che meglio ritiene opportuno, allora non vedo altra soluzione che la scissione dalla comunità stessa dato che probabilmente ancora non si è inteso ciò che sta a significare il senso stesso della parola, altrimenti si dovrebbe semplicemente accettare ciò per cui la maggioranza opta, manifestando sì il proprio dissenso, ma senza minacce o prese di posizioni che non portano altro che a spaccature interne, ciò di cui proprio non abbiamo bisogno.

martedì 19 giugno 2007

Il fondamentalismo come "sentimento di appartenenza" - LVDR21

Articolo postato by Luber


Il rapporto esistente tra fondamentalismo e religione è in realtà frutto di una tendenza umana più generale, la cui origine è ardua da sintetizzare in poche righe, ma che certamente risale alla notte dei tempi e forse fa parte della stessa natura umana. Parlo del bisogno psicologico del "sentimento di appartenenza". Basta guardarsi intorno: voi stessi non avete questo bisogno? Lo potete riconoscere nel desiderio di sentirvi parte della vostra famiglia, della vostra città, del vostro gruppo di coetanei o di una squadra di calcio. Questo istinto in sé non sarebbe negativo se non sfociasse poi nella sopraffazione degli altri gruppi umani; sopraffazione che può avere luogo nella relazione con gli altri gruppi, e all'interno del singolo gruppo.

Mi spiego meglio: gli uomini si sono sempre organizzati in società per istinto di sopravvivenza e per bisogno di condivisione. Così facendo però identificano subito nei gruppi esterni quella diversità che spesso viene interpretata come minaccia o con diffidenza, poiché chi non la pensa come noi mette in discussione le nostre sicurezze e bisogna essere molto onesti e intelligenti per accettarlo. A pensarci bene è molto stupido che diversi gruppi (nazioni, partiti politici, religioni, tifoserie), si scontrino con tanta ferocia, visto che in fondo tutti i gruppi umani sono nati per le stesse esigenze materiali e spirituali.

Il secondo problema è che
qualsiasi organizzazione sociale richiede delle regole e una gerarchia interni e in questo senso le religioni rispondono a una duplice esigenza umana: da una parte fissano una serie di regole e comportamenti considerati socialmente accettabili, dall'altra rispondono, in qualche modo, al bisogno di darsi delle risposte consolatorie sui temi fondanti quali sofferenza, morte, origine della vita. Le religioni diventano facilmente fondamentaliste proprio per questo: si crea un codice di comportamento, si fa credere che sia stato deciso da un Dio o da un essere superiore e quindi si impone a tutta la società. Allo stesso modo gli altri gruppi umani si sono dati un Dio, regole e religioni diverse sicché ogni paese, ogni gruppo o religione vede gli altri come nemici e si chiude sulle sue posizioni, quando non arriva addirittura a combattersi in nome del proprio Dio, contro il Dio dell'altro. Per questo le religioni più fondamentaliste sono quelle monoteistiche: perché se Dio è uno solo, allora tu come osi adorarne un altro? Il mio Dio è quello vero, è migliore del tuo: un ragionamento davvero infantile! Pensate al fondamentalismo islamico, ma anche alle crociate cattoliche del medioevo o all'Inquisizione che è restata attiva fino all'800. Il fatto che l'essere umano abbia concepito tante diverse immagini di Dio, non dovrebbe già di per sé dimostrare che l'uomo non può "conoscere" Dio, né provarne l'esistenza, ma solo la propria idea di Dio?
Il fondamentalismo è un pericolo che riguarda ogni attività umana, ed è frutto di mancanza di argomentazioni logiche, di onestà intellettuale, amore della verità e senso di uguaglianza tra gli uomini. Per questo non dovreste mai credere alle religioni che estremizzano le proprie idee fino al punto di usare violenza, fisica, verbale o morale che sia. E per violenza morale intendo non solo quella dei talebani che impongono alle donne l'uso del burqa, ma anche la violenza morale della chiesa cattolica che solo pochi anni fa (nel 1999) per voce del Card. Ratzingher, disse che la religione cattolica sarebbe l'unica via di salvezza. In generale sono espressioni di violenza morale anche tutte le idee spacciate per parola di Dio, o verità assoluta, anche quando la logica lo nega. Le religioni si basano infatti sul concetto di fede, ossia dell'accettazione di cose assurde come gesto di fiducia in Dio. Gli altri sono "infedeli".

Insomma, il fondamentalismo è unZ'esasperazione del desiderio di appartenenza, dell'insicurezza, del bisogno di darsi risposte, anche false o sbagliate, ma non controvertibili per principio. E' pericoloso in ogni settore (politica, tifo calcistico, business ecc.), perché irrigidisce e blocca ogni apertura, ogni sviluppo, ogni processo di crescita, ma lo è tanto più quando è religioso, perché le religioni tendono a far credere alla gente che si tratta della volontà di un Dio, una volontà superiore che riguarda anche la salvezza oltre la vita. Per questo provoca azioni assurde come quelle dei kamikaze. O anche cose meno cruente ma altrettanto inaccettabili come quella che appare oggi sui giornali: "Iraq, le donne di nuovo senza diritti: gli sciiti cancellano il codice di famiglia laico".
Oggi poi il fondamentalismo religioso è usato per il potere: alcuni personaggi come il fantomatico Osama Bin Laden ne è un esempio. Usa la fede estrema degli integralisti islamici per arricchirsi con azioni violente come quelle accadute l'11 settembre 2001. Ma non dimentichiamo che Bin Laden è stato reso potente dalla CIA americana al tempo della guerra fredda in chiave antisovietica. L'integralismo islamico va d'accordo con l'altra forma di integralismo, quello universalmente valido per il "Dio denaro".


Il paese di pulcinella - LVDR21

Tutto... e il contrario di tutto.

Se dovessi cercare di fare una sintesi di ciò che vedo o sento in generale suppongo che questa sia la frase che meglio riassume una situazione di stallo perenne. A volte si sente dire che “L'Italia è il paese di Pulcinella”, senza considerare che di fatto l'Italia siamo noi, a partire proprio dalle piccole realtà sino a giungere alle grandi metropoli, quindi è veritiero presumere che ciascuno di noi contribuisca almeno in parte a renderlo tale, ma tralasciando sì tediosa consecutio logica, giungiamo al dunque.

Nel giro di poche settimane si sono susseguiti una serie di eventi che danno adito a riflessioni più o meno impegnative, ma tali da renderli preoccupanti non solo per il numero, ma soprattutto per il contenuto.

Tanto per cominciare non è di molti giorni fa la notizia dell'ennesima “Emergenza Rifiuti” in Campania, come se il problema fosse mai stato risolto o, peggio ancora, come se ci fosse mai stata realmente la voglia e il desiderio di cambiare, di mutare questo stato di fatto. I miei 26 anni di età non possono certo catalogarmi come una persona chissà quanto vissuta, ma se non ricordo male già 16 anni or sono (età in cui i ricordi cominciavano ad essere più limpidi) la città di Napoli era periodicamente invasa dai propri rifiuti. L'aggettivo “propri” è bene sottolinearlo per tenerlo a mente qualora qualcuno dovesse ribadire, com'è già stato fatto, che tale spazzatura non gli appartenga. Tanto per divertirci un po', formuliamo una divertente ipotesi: poniamo il caso che nessun paese, alcun cittadino voglia più smaltire i suoi rifiuti a casa propria, considerando il fatto che il ragionamento possa estendersi anche tra stato e stato, e constatando che in questo mondo tutti gli spazi sono stati occupati o rivendicati da qualche nazione, l'unica soluzione che mi viene in mente è quella di chiamare in raccolta un gran numero di scienziati fisici per spronarli a creare un bel buco nero che possa risucchiare tutti i nostri rifiuti... nella speranza che non prenda anche noi.

Tutto questo ragionamento, evidentemente per assurdo, è privo anche di un'altra considerazione, non certo meno importante: il territorio campano è quello dove il fenomeno dell'evasione fiscale divampa maggiormente. Da che mondo è mondo ciascuno di noi, per poter ricevere un servizio in cambio, è soggetto a dover versare una quota pari al corrispettivo del servizio richiesto, dubito tuttavia che tale concetto sia stato acquisito dai miei amici partenopei. Facendo una breve sintesi, i cittadini pagano meno tasse, non vogliono smaltire i rifiuti a casa propria e richiedono gratis dallo Stato un servizio che loro non sono in grado di soddisfare. L'erario, tuttavia, dovrà sborsare dei soldi che per deduzione logica non provengono dai soli cittadini campani, ma quindi intaccano anche i fondi versati dai contribuenti che nella fattispecie pagano le tasse, smaltiscono la spazzatura a casa propria e si vedono privati dei fondi che potevano essere impiegati per servizi a loro necessari. Il ragionamento non fa una grinza, peccato che chi ci va di mezzo siano sempre i soliti “fessi”, poi ci lamentiamo se non ci sono i fondi per costruire una rete idrica decente che possa permetterci di ricevere l'acqua anche d'estate.

Naturalmente questa non è la sola causa di un simile disagio, né tanto meno intendo insinuare che tutti i cittadini campani non paghino le tasse, ma in proporzione che il popolo sia maggiormente evasore rispetto ad altri è un dato di fatto che piaccia o meno.

Vorrei poter affrontare anche altre tematiche, ma mi rendo conto solo ora di essermi dilungato sin troppo, pertanto chiedo scusa se la lettura non sia stata abbastanza scorrevole sperando di poterci incontrare anche nel prossimo numero.

sabato 16 giugno 2007

In arrivo la 50 Mbps... ?

Prima che il dato vada completamente perso, ho voluto riportare su Blog quanto pubblicato su www.telecomitalialab.com (notizia ripresa tramite copia cache di google).
L'articolo riporta un'interessantissima notizia circa la pianificazione di una nuova rete in arrivo alla fine del 2007 (questo almeno in baso a quanto detto e letto) che porterebbe la banda delle nostre ADSL a 50Mbps grazie all'innovativo sistema VDSL2, "Very high speed Digital Subscriber Lines 2".


In arrivo la nuova rete d’accesso

Durante la riunione plenaria dell' ITU-T Study Group 15, tenutasi a Ginevra nel mese di febbraio 2006, sono stati conseguiti importanti risultati nel settore della rete di accesso. È stata infatti approvata in via definitiva la Raccomandazione G.993.2 relativa ai sistemi VDSL2, "Very high speed Digital Subscriber Lines 2". Il processo di approvazione e revisione del draft originale, che ha coinvolto la Questione 4 dello Study Group 15 per tutta al seconda metà del 2005, ha permesso di risolvere tutti i commenti raccolti durante la fase di "Last Comment".

Il VDSL2 rappresenta un'evoluzione significativa rispetto ai sistemi VDSL di prima generazione, in grado di supportare trasmissioni su doppino con bit rate aggregati fino a 200 Mbit/s, grazie all'estensione della banda fino a 30 MHz. I sistemi VDSL2 sono stati definiti per trovare impiego in diversi scenari di deployment, in particolare per sviluppi da Centrale, da Cabinet o da Building.
La Questione 4 (Transceivers for customer access and in-premises phone line networking systems on metallic pairs) dello Study Group 15, raggiunto questo primo obiettivo, prevede di continuare nell'immediato futuro i propri lavori sui sistemi VDSL2, al fine di introdurre nella specifica nuove funzionalità, con la stesura di un primo Amendment alla Raccomandazione G.993.2 previsto per Novembre 2006.

Inoltre durante il meeting di Ginevra la Questione 4 ha sottomesso al consenso dello Study Group 15 la revisione 3 della Raccomandazione G.997.1 "Physical layer management for digital subscriber line (DSL) transceivers". In questa nuova versione sono stati introdotti nuovi parametri sia di configurazione che di test/diagnostica specifici per sistemi VDSL2.

Sempre a Ginevra nel corso della prima riunione del 2006 del gruppo OAN (Optical Access Network) dell'iniziativa FSAN (Full Service Access Network) sono state consolidate le Raccomandazioni ITU-T relative alle soluzioni BPON/GPON (serie G.983/984) che si ritengono a questo punto consolidate e mature per lo sviluppo industriale degli apparati.

È stata inoltre completata la stesura del CTS (Common Technical Specification), che raccoglie i requisiti degli operatori FSAN e fornisce le linee guida per lo sviluppo degli apparati GPON. Una versione sintetica del CTS verrà pubblicata in un 'white paper' che nel corso dell'anno sarà presentato durante un evento pubblico, come l'IEC BB WorldForum che si terrà a Vancouver in settembre.

Le nuove attività di studio del gruppo FSAN-OAN sono ora concentrate su due temi di rilievo, in particolare la rete NGA (Next Generation Access) e l'interoperabilità multi-vendor dei sistemi GPON. Da circa un anno sono già attivi due sottogruppi, guidati dagli operatori British Telecom (NGA) e Verizon (Interoperability), da cui si otterranno risultati significativi già nel corso del 2006.

Durante la riunione di Ginevra si è svolto un Workshop sul tema NGA, in cui sono state presentate alcune soluzioni proposte da Alcatel, Fujitsu, Huawei, Mitsubishi, Motorola, Nec, Oki e Samsung.

L'architettura di riferimento per l'accesso continua ad essere in prevalenza di tipo PON ma con portate molto superiori agli attuali 20 Km, in linea con le esigenze espresse da molti operatori di TLC.

Rispetto agli attuali sistemi GPON (in figura), per la NGA si può prevedere:

* aumento della portata fino a 60-100 Km
* aumento del fattore di splitting fino a 1:512
* presenza di amplificatori ottici in rete, che quindi non è più completamente passiva
* utilizzo della tecnica WDM per sfruttare al meglio l'infrastruttura in fibra già disponibile
* aumento del line rate, almeno a 10 Gbit/s in downstream e 2.5 Gbit/s in upstream

I maggiori argomenti di discussione nel gruppo NGA sono al momento le tecnologie per gli amplificatori ottici e l'allocazione delle lunghezze d'onda, in parte condizionata proprio dalla scelta degli amplificatori.

Per quanto riguarda l'interoperabilità dei sistemi GPON, è stato deciso di organizzare un evento riservato ai membri FSAN nel terzo trimestre 2006, per discutere i diversi test selezionati dal documento di specifica in fase di stesura in ambito FSAN eseguiti con apparati di diversi costruttori, dal livello fisico a quello di servizio.

mercoledì 13 giugno 2007

Madeleine - bimba scomparsa in Portogallo.


E' la bimba scomparsa in Portogallo.

I genitori chiedono di diffonderlo per l'Europa,
fiduciosi che qualcuno la riconosca.

ATTENZIONE:

GUARDA BENE NELLA FOTO INGRANDITA SOTTO, IL PARTICOLARE DELL’OCCHIO DESTRO DELLA BAMBINA (SEGNO DI RICONOSCIMENTO).

Di seguito un messaggio importante per poter ritrovare la bimba Britannica rapita in Portgallo lo scorso 3 maggio 2007. Leggetelo e passatelo a chi conoscete. Per maggiori informazioni consultate pure il sito sotto riportato della BBC o ricercate pure dettagli su internet su Madeleine McCann, nome della bimba.

Grazie.





http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/6627605.stm

Riceviamo e inoltriamo anche se sinceramente ci saranno poche probabilità che la bambina la incontriamo sotto casa, ma anche per lo Tzunami delle Filippine molti bambini orfani stranieri sono stati riconosciuti dai parenti in tutto il mondo, tramite le foto inviate via internet dagli ospedali. Costa poco. Scusate l'eventuale disturbo arrecato

Subject: Scomparsa - l'occhio di Madeline: un indizio vitale. Per favore guarda

Inoltrando questa mail a tutta la tua rubrica si stima che in 2 settimane si possano coprire l'80% degli indirizzi mail.

L'occhio di Madeline: un indizio vitale

Updated: 18:00, Saturday May 12, 2007

La famiglia di Madeline ha diffuso questa foto, credendo che sia determinante per riconoscere la bimba.?

La foto della garelli;kbambina mostra chiaramente il suo distintivo occhio destro, in cui la pupilla si fonde nell'iride blu-verde.







Il suo occhio

questo contrassegno di distinzione che identifichererebbe Madeleine, secondo la famiglia.

La famiglia, estremamente riconoscente a quanti collaboreranno.

La sig.ra McCann ha detto: "lo scopo del manifesto evidenziare la distinzione nell'occhio del Madeleine.

"Diamo questa informazione, perchè sappiamo che i suoi capelli potrebbero potenzialmente essere tagliati o tinti."

Il sig. McCann ha aggiunto: "il manifesto è stato progettato da un amico della famiglia ed ho cominciato ad inviarlo via mail in tutte le parti del mondo.

"Sto chiedendo alla gente di farlo circolare il più possibile, la cosa migliore che possano fare perchè possa essere visto ovunque."

lunedì 11 giugno 2007

Chi visse sperando...

Se sperando visse
morir non si può dire,
non visse sperando
or più non può morire.
Ma se nel non morire,
non più sperò sperando,
chi visse sperando
or più non può morire.

sabato 9 giugno 2007

Google Map Street View mostra ragazza in "Tanga"

Dove andremo a finire dico io...
Chi di voi non ricorda il film "nemico pubblico"? Solo che questa volta la privacy è stata violata da Google che aveva inavvertitamente pubblicato una fotografia ad alta risoluzione che ritraeva in tanga un'ignara ragazza che saliva in macchina. Google, infatti, sta lanciando un'interessante proposta all'interno del suo sito di mappe che ritraggono strade e percorsi attraverso una serie di fotografie ad alta risoluzione ad occhio di pesce... idea gagliarda se non fosse per il fatto che è totalmente anticostituzionale per la privacy degli individui!
La foto è stata immediatamente cancellata, ma non prima di essere stata acquisita da altri milioni di utenti incuriositi.
Il link della notizia è riportato qui.
Dalle foto si possono chiaramente leggere indirizzi, targhe, guardare in faccia i vari passanti nonchè riconoscerli.
Bello... bello davvero, ma sarà giusto proseguire nell'opera?

venerdì 8 giugno 2007

Ubuntu - Windows non ha più scampo....

Ubuntu, un SO in piattaforma Linux, non lascia adito a dubbi: sarà certamente la versione che cercherà di raccogliere tutte le funzionalità di Linux in termini di prestazioni, sicurezza e affidabilità unite alla facilità d'uso, grafica e riconoscimento driver di Windows e Mac, ma vediamo insieme un piccolo scorcio di questo prodotto totalmente free.



Beh, che altro dire... quantomeno è da provare, aggiornerò la mia opinione una volta testato.

sabato 2 giugno 2007

C'è ancora motivo di portare il velo islamico?

Stamani, passeggiando per le fila del mercato di Como, tra un flusso impressionante di gente non ho potuto fare a meno di notare delle donne evidentemente islamiche che indossavano il velo (non il burka, ma il classico copricapo femminile tanto per intenderci) e sono stato folgorato da un paio di considerazioni del tutto improvvise:

1° tra tutta la massa ho notato immediatamente solo ed esclusivamente loro

2° evidentemente il loro differente vestiario non occidentale cattura maggiormente l'attenzione

3° se catturano talmente l'attenzione allora il motivo primario che le spinge a portarlo decade inesorabilmente...


Prima di proseguire, tuttavia, vediamo quale testo del Corano “imporrebbe” loro d' indossarlo:


31 E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non

mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il

loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti,

ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro

fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle

schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi

impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non

battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah

tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.

(Sura, 24 – 31)


Il testo è tratto da un sito ufficiale dell'Islam in Italia (http://www.sufi.it/Download_Corano.htm).


La frase che mi ha colpito a primo acchito è “di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti”, ma più in generale è ovvio che tutto il versetto debba intendersi come regola per le donne che non debbano portare in tentazione un uomo, piuttosto che come senso di pudore, regola di buon senso, o rispetto che dir si voglia.


Il punto, a mio avviso, è che giusta o sbagliata che sia l'interpretazione che se ne voglia dare (alcuni intendono che con velo si voglia specificare lo scialle sulle spalle, o una sciarpa che copra il seno, ma non voglio qui aprire un dibattito in merito) è inconfutabile che di fatto vestendosi in questo modo attirino l'attenzione, volenti o nolenti.

Ed è proprio questo il punto: non è forse un bumerang che gli si ritorce contro? Considerando il fatto che la donna dovrebbe vivere, a detta della Sura, in una specie forma di anonimato non facendosi notare, o meglio non mostrando alcun tipo di “ornamento”, catturando l'attenzione non attirano inevitabilmente gli sguardi degli altri? Vuoi per curiosità, o semplicemente per diversità.


Se da una parte è vero si che è una regola del Corano e che quindi, da credenti, devono rispettare, è altrettanto vero che tale regola venne fatta per evitare evidentemente d'indurre in tentazione altri uomini e come forma di rispetto, ma nel momento in cui è la stessa forma a porle sotto un riflettore mi sembra un po' una contraddizione, poi non saprei, questo è ciò che mi è venuto subito in mente.


La mia non vuole essere né una critica, tanto meno una forma di denigrazione, ma è e va presa come una semplice constatazione dei fatti.

mercoledì 23 maggio 2007

Emergenza rifiuti in Campania

Torna il caso "emergenza rifiuti" in Campania, come se fosse mai cessato riproponendolo come novità, cosa che in realtà non è!
Napoli è sempre stata sommersa dai propri rifiuti, tant'è vero che già da piccolino mi ricordo alcuni quartiri della città completamente invasi da immondizia di tutti i generi, non solo "comune", a partire da lavatrici, lavastovigle, frigoriferi, materassi, reti e chi più ha più ne metta.
Il problema di Napoli non è uno stato assenteista o un'Italia che resta attonita a fronte di un simile disagio, quanto la propria carenza di senso civico, comunemente chiamata inciviltà, incapacità nel vivere comune ove chiunque può svegliarsi una mattina e decidere di fare ciò che più ritiene opportuno incurante dei propri concittadini.
Sono parole dure, lo ammetto, ma questo è ciò che è ed è stata Napoli, città che adoro per il suo genio, la sua positività e voglia di vivere, ma talmente incurante delle proprie azioni che le si ritorcono contro.
Per questo motivo non posso che condannare la cittadinanza, non tanto le amministrazioni che, haimè, si trovano di fronte un muro di sordità, quanto gli stessi cittadini che fanno ancora una volta parlare di sè in senso prettamente negativo.
Dal profondo del cuore non può che partire un urlo di "vergogna" rivolto a chi non ha pudore e pretende che i propri rifiuti vengano smaltiti da altri, come se solo loro dovessero sopportare gli odori nauseabondi delle discariche, come se tutta la nazione fosse in realtà "fessa" a bruciare a casa propria la sua spazzatura, perchè in fin dei conti è questo quello che pensano, ma non dicono in quanto esseri "furbi".
E allora che se la sbrighino da soli, è giunto forse il momento di "crescere" per questa meravigliosa città.

lunedì 14 maggio 2007

In rif. a: I cammelli al galoppo

La repubblica pubblicata così l'articolo scritto da EUGENIO SCALFARI , permettetemi un paio di considerazioni.

A parte che il titolo presenta una classico errore di traduzione, in quanto la parola “cammello” è stata tradotta erroneamente da secoli volendo significare in realtà un tipo di corda usata dai pescatori dell’epoca, credo di poter affermare che in realtà un comportamento del genere c’era da aspettarselo.
Il popolo, la gente, tende ad identificarsi in qualcosa, vuole prender posizione (a mio avviso seguendo più un comportamento di branco animalesco) in comunione con altre persone.
E’ palese che oggi giorno la politica ha perso quel senso di raggruppamento ed identificazione popolare (pensiamo alle grandi masse del socialismo/comunismo, agli anarchici, ai fasciti, oggi ridotti a sporadiche apparizioni) ed era pertanto inevitabile che la massa tenda a ritrovare una contrapposizione tale da poterla contraddistinguere da un suo opposto, se così si può esprimere.
Questo è ciò che sta accadendo a mio avviso. Un popolo che ha perso la propria identità e che se ne sta formando una nuova.
Detto ciò, è triste constatare come Berlusconi tenti sempre ed in qualsiasi occasione di portare a se quanta più gente sia possibile, ma d’altro canto c’è stato un Casini che ha ribadito la mancanza di gusto del vecchio premier, ma l’articolo come è ovvio che sia non ne riporta passo.
Riprendo un paio di passi dell’articolo:
“Ho già detto: non siamo ghibellini. Ma sentiamo che forze potenti ci spingono a diventarlo.”
Diciamo pure che una simile contrapposizione farebbe comodo alla politica, per svariate ragioni. D’altro canto, almeno al family day, non si sono saccheggiati ipermercati, sfondate vetrine, rubato beni non certo di consumo quali televisori al plasma, personal computer e quan’altro mascherandoli da “lotta proletaria”. Perchè ho l’impressione che i ghibellini siano presenti sul territorio nazionale ancor prima del “guelfi”? Poi si vuol far credere che “si è spinti” nel diventarlo? Credo proprio che esistano ormai già da tempo.
Un’altra frase che non ho ben capito è questa:
“Gesù di Nazareth rovesciò i tavoli dei mercanti e li scacciò a frustate dal Tempio. Gesù di Nazareth predicava la pace ma sapeva usare la spada quando fosse necessario.”
La spada? Diciamo che certamente non ci andava leggero con chi professava una falsa testimonianza, ma credete che oggi un Gesù di Nazareth portarebbe come vessillo uno slogan quale “PACS”? Se pensate ciò, allora siamo proprio in contrapposizione.
D’altro canto, la contrapposizione è stata creata proprio nel momento in cui a San Giovanni, se la memoria non m’inganna, non era presente alcuno stemma politico, mentre a Piazza Navona le bandiere dei Comunisti Italiani la facevano da padrona (ma ci siamo abituati, in fin dei conti anche una giornata come “il primo Maggio”, dedicata ai lavoratori, è palesemente schierata a sinistra, ma di questo fa comodo non parlare). E allora di quale contrapposizione stiamo parlando? Sembra che ormai sia tutto solo un pretesto per rafforzare qualcosa che, ripeto, già esiste da anni.
Almeno sulla conclusione sono d’accordo: “bisognerebbe proprio farlo un raduno di massa su Gesù di Nazareth. Non credo che il trono e l’altare uniti insieme siano di suo gusto”, ma a questo raduno non ci si aspetti solo bandiere rosse, perchè la maggior parte dei cattolici è concorde con una simile affermazione, peccato che si guarda sempre al peggio e mai a ciò che di buono “i cattolici” facciano nel mondo.

lunedì 7 maggio 2007

Apocalypse Show a rotoli

Oggi leggevo sul "leggo" la notizia del crollo degli ascolti di Apocalypse Show, palleggiando la colpa tra Del Noce e Funari.
Sfortunatamente sono riuscito a vedere solo la prima puntata, la seconda l'ho persa, ma non mi sembrava malaccio il format.
Cmq sia, tornando a noi, la prima cosa che mi è venuta in mente dopo aver letto l'articolo è che gli italiani si lamentano ormai da anni della "tv spazzatura", s'infuriano per i reality show, non sopportano Maria de li Pippi (non la persona intendiamoci, ma l'icona che rappresenta per i suoi programmi), ma poi quando qualcuno propone qualcosa di diverso, ecco che nessuno l'ascolta.
Mi riferisco a ciò che Funari diceva riguardo a problemi mondiali, all'inquinamento ad esempio, alle stragi, etc etc, ma sono notizie che nessuno più vuole ascoltare.
In compenso, the "big brother" continua inesorabilmente il suo successo, spuntano reality come fossero funghi, pertanto qualcuno che se li dovrà pur vedere questi programmi!
Signori miei, il popolo è sovrano e la televisione non fa che adattarsi alle esigenze del pubblico! Quindi almeno smettiamo di fare gli ipocriti e diciamolo pure che siamo un popolo da tv spazzatura, perchè alla fin della fiera è quello che vogliamo trovare.

lunedì 2 aprile 2007

L'Etica esiste ancora?

Se si butta un'occhio sui vari blog presenti in Internet, si può notare con straordinaria facilità come uno dei temi maggiormente trattati sia "l'ingerenza della Chiesa" e i DICO.
Tutti dicono che ci sarebbero altre cose più importanti da affrontare, ma poi ci si ferma sempre sulla solita vetrina "ecclesiale" della religione cattolica senza capire quale sia il reale messaggio che c'è alla base di talune dichiarazioni.
I più stolti tirano ancorai in ballo questioni secolari, come se tutti i "ministri di Dio" dovessero necessariamente essere Santi (peccato che siano solo uomini), chi affronta l'argomento esponendo le proprie perplessità riguardo l'etica o la morale, viene immediatamente catalogato come cristiano, bigotta e ipocrita, pertanto riceve sulle proprie spalle tutte le colpe che egli di certo non ha commesso.
Sembra che ormai in questo tempo non ci sia più spazio per etica e morale, sembra che siano argomenti esclusivamente "religiosi", vogliono far credere che la maggior parte dei cittadini italiani non abbraccino la necessità di porre dei paletti, delle remore.
Nessuno parla della superficialità della società, tutti ne studiano i mali, ma nessuno cerca di trovarne le cause.
E' una società che sta andando a pezzi, è in corso uno sdraricamento di ideali che non sono più " necessari" e condivisi da molti. Basti pensare a ciò che ormai sono i sogni adolescenziali; diventare una velina o un calciatore, partecipare a reality show, questo Dio Denaro che non cessa di dettare le proprie regole su questa terra.
E Allora gettiamo tutto sul superficiale e "guai" ad urlare allo scandalo, non c'è più spazio per un'anima, non abbiamo più bisogno di una mera morale.