martedì 31 luglio 2007

Rionero Sannitico... sarà davvero il "mio paese"?

È una giornata uggiosa per essere il 31 di Luglio... ogni volta che “torno a casa” è come se il tempo si fermasse, come se il ticchettio fosse controllabile, lontano dalla frenesia quotidiana, da corse inutili o forse necessarie.
Il dinamismo sembra non aver ancora toccato queste terre incontaminte non solo dal traffico, dallo smog, ma anche dal'industrializzazione, dall'arrivismo, da quella voglia di apparire che circonda ormai gran parte del globo... eppure non siamo ancora un'isola felice...
Certo è che il caffè è proprio una manna mandata giù dal cielo. Speranzoso che potesse rivegliare un po' l'animo mio, nel sorseggiarlo è anche uscito uno timido sole che ha reclamato la sua presenza, allora forza e coraggio, sembra che la giornata volga a punto.
Normalmente so di cosa scrivere, anche oggi il tema da affrontare è chiaro in mente, ma poco nelle parole. Tanto è importante, quanto delicato, allora è giusto tardare un po' per schiarirsi meglio le idee.
Il sole va e viene, come il lessico mio che presenta lampi di lucidità in mezzo a mille altri pensieri.

Domenica si è trascorsa la festa dell'emigrante, giornata importante quanto essenziale nella chiave di lettura di un paese fatto di grandi esodi appena dopo le Guerre. Ho avuto il piacere di conoscere due argentini, di cui uno avea origini Rioneresi, addirittura da tre generazioni addietro, la moglie semplice compagna di vita, ma di animo sì dolce da far proprie le emozioni del marito, esternandole ancor prima che egli ne avesse avuta l'occasione.
Incontro piacevole, certo, ma che lascia un segno, haimè amaro.
Ancora una volta, è palese il fatto che siano i “vecchi” compaesani a tenere maggiormente alle proprie origini rispetto a noi che abitiamo queste terre quotidianamente.
E l'osservazione è a ragion veduta dato che la serata del Sabato sera, preambolo della “grande festa”, era scarna di partecipazione, nonché priva di un reale entusiasmo.
L'indomani la funzione eucaristica era altrettanto magra, il pomeriggio trascorso con poche anime, solo la serata segnata da un massiccio coinvolgimento.
Come non poterlo ricollegare anche allo scarso coinvolgimento che si ha per il giornale “La Voce di Rionero”; critiche, suggerimenti, considerazioni più o meno piacevoli sono oggetto di riflessioni.
Un famoso detto dice pressappoco di tenere a mente le lodi, ma ancor più strette le critiche; ripenso a ciò che mi hanno fatto notare un paio di amici miei nel segnalarmi che, il periodico, è fatto di notizie nazionali, scarno se non privo di eventi locali.
I motivi principalmente sono due: l'assenza di reali avvenimenti e l'impossibilità del poter trattare problematiche paesane nel non cadere nella “trappola” politica.
Perchè qui, nelle mie terre, la poltica è ancora vista come qualcosa a cui il popolo e soggetto, non come mezzo del popolo per il popolo, concetto assai diverso se non opposto.
Di argomenti ce ne sarebbero e dei più disparati, tanto da poterci scrivere un libro.
Tanto per cominciare l'oggettiva considerazione del fatto che, nel 2007, ancora non si riesce a risolvere il problema dell'erogazione idrica nei periodi estivi – invernali, accompagnato dalla perenne campagna di disinformazione circa la durata del guasto, mancando di regolari comunicazioni di servizio che avvengono in tutti gli altri paesi d'Italia e di buon senso civico nel segnalare l'interruzione dell'erogazione del servizio.
Altro tasto, per me dolente, è la costruzione di casermoni popolari, risoluzione di un problema assai antico quanto sconcertante, le famose “casette”. Peccato che, non ancora consegnate, le case presentassero già vistose crepe nell'intonaco, nonché predite d'acqua dal tetto; ci sarebbe da chiedersi del perchè.
Un altro mio amico mi ha fatto notare che non è necessario andare sino a Napoli per vedere la spazzatura che dilaga nel paese (articolo scritto su “La Voce di Rionero” n° 21), ma basta recarsi sotto alla discarica per constatare quale degrado ci sia.
Per non parlare del famigerato Metano che, anziché darci una mano, ci sta tagliando le braccia per le spese sostenute dalle amministrazioni circa gare d'appalti e che dir si voglia.
Vogliamo andare oltre? Di cosa dobbiamo parlare se tutte queste problematiche non servono a mò di “denuncia” dato che tutti i miei cari compaesani ne sono già al corrente, e sicuramente meglio di me, ma restano attoniti nel non dire niente, o al massimo, parlarne a bassa voce?
Di cosa dobbiamo discutere se simili accadimenti non risvegliano una coscienza comune “per il paese”?
Che altro si può fare se non sussiste un risveglio dell'animo collettivo che faccia capire che il Paese è del popolo, e non delle passeggere amministrazioni comunali che si susseguiranno da qui in futuro?
A essere sincero, da qui a duemila anni addietro, nulla è cambiato. C'è sempre (e ci sarà sempre) un qualcuno che scaglierà la prima pietra, ma che inevitabilmente ritrarrà il braccio per non essere incolpato.

Nessun commento:

Posta un commento