domenica 15 luglio 2007

Financial Times: naked ambition

Questo è il titolo offerto in prima pagina dal Financial Times che ha toccato un tasto dolente per il mondo pubblicitario italiano: la nudità come ambizione.
Da una recente statistica, infatti, si evince come le ragazze italiane (campione fatto su trentenni) siano attratte dal mondo pubblicitario, dalle sfilate in tv, dall'apparire piuttosto che dall'essere.
Adrian Michaels (inglese trasferitosi a Milano) descrive così la situazione del "bel paese": 'Davvero gli italiani, ed in particolare le italiane, ritengono accettabile "vendere" quiz trasmessi in prima serata stimolando i genitali maschili invece del cervello?'
E come dargli torto... sono anni che nelle case degli italiani ci si lamenta di un simile "imbroglio", dove il maggior share è dettato non dal miglior programma, bensì dalla migliore vetrina femminile proposta ai telespettatori, ma nessuno fa niente.
E nessuno fa niente proprio perchè, in realtà, agli italiani piace un simile spettacolo, altrimenti la gente cambierebbe canale senza rifletterci troppo su.
Nessuno fa niente perchè, dopo essersi lamentati per decenni sulla "tv spazzatura", quando va in onda un Funari che per quanto possa piacere o meno denuncia situazioni gravi che accadono in tutto il mondo, nella speranza che nel cuore degli italiani nasca un luccichio di coscienza, il popolo decide che "quel tipo di televisione" non fa per lui e lo fa in un modo molto semplice... cambia semplicemente canale, e il programma cambia veste, non si affrontano più determinate tematiche.
Nessuno fa niente perchè i programmi più seguiti sono i "reality show", dove di reale non c'è proprio nulla: sono semplicemente dei gladiatori che si ammazzano a vicenda per perseguire lo scopo di arricchirsi, nulla è cambiato dai tempi dei romani, solo che lì lo si faceva per mestiere o per conquistarsi la Libertà.
La verità, tuttavia, credo che sia un'altra.
Troppo comodo dare la colpa ai manager aziendali che propongono simili frivolezze (non fanno altro che svolgere al meglio il loro lavoro: più audience -> maggior profitto), troppo comodo accusare il telespettatore che si siede sulla sua poltrona e segue certe trasmissioni... la verità è che l'italiano, quando torna a casa, è stanco per la giornata di lavoro. La verità è che l'italiano, dopo aver faticato 7 camicie, vuole solo poter "spegnere" il cervello e rilassarsi guardando anche simili spazzature. La verità è che noi tutti preferiamo seguire un film a lieto fine perchè la vita presenta così tanti problemi che non abbiamo voglia di sobbarcarcne di altri che richiederebbero forse maggior impegno.
Il mondo reale è pieno di problemi, il mondo dello spettacolo mostra una sorta di realtà parallela dove tutto è perfetto, non è necessario conseguire particolari studi o "essere qualcuno" per guadagnare fior fiori di quattrini, avere una compagna praticamente perfetta e avere una vita altrettanto magica, peccato che questa sia solo una vetrina, una facciata che pochi spulciano realmente, l'inganno prevale sulla verità.
Cos'altro dovrebbe evidenziare una statistica del mondo giovanile se non proprio la scelta più facile? Il giovane vede due possibile strade: quella dal guadagno facile, segnata dal successo, dal riconoscimento del grande pubblico, un'altra marcata dall'anonimato, dove bisogna sudare per potersi guadagnare il pane quotidiano... voi cosa scegliereste?
Peccato che sia tutto frutto di una grande finzione, forse andrebbe spiegato questo ai nostri adolescenti... forse prima di criticare un qualcosa, la gente dovrebbe riflettere sulle cause da cui è scaturita, non solo sulle conseguenze che questa comporta.

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