Farsi rimborsare è possibile, ad alcune condizioni. Un        articolo de Il Sole 24 ore dello scorso 8 gennaio spiega        come fare. Ad ogni modo la scelta di rimborsare o meno        il proprio cliente truffato varia da istituto in        istituto, ma una regola è comune per tutti: 
se il        cliente è inconsapevolmente vittima del proprio raggiro, non        vedrà un soldo.        «
Soltanto cinque attacchi di phishing su 10mila vanno in        media a bersaglio. Eppure, nonostante le statistiche        ridimensionino il fenomeno, l'invio di email fasulle        atte a carpire codici, password e altri dati sensibili        allo scopo di utilizzare conti correnti o carte di        credito di altri utenti, è in costante crescita. Secondo        l'associazione Anti-Phishing ogni giorno si registrano        2,5 nuovi attacchi che prendono di mira in particolare        gli oltre sette milioni di italiani che dispongono di        una piattaforma di home banking (stime Abi-Banca        d'Italia).      
I due casi possibili    Quali strumenti ha a disposizione un utente per        difendersi dopo aver subito un furto d'identità        digitale? Si possono verificare due casi. Se questi si        accorge subito di aver abboccato all'esca fornendo i        dati sensibili ai malintezionati può immediatamente        contattare telefonicamente l'istituto e modificare i        codici. Nella seconda ipotesi, quando cioè il cliente è        ignaro di essere vittima di phishing, molto dipende,        affinché la frode vada a buon fine o no, dalla tipologia        di codici che gli sono stati sottratti e dal livello di        protezione garantito dalla banca. La maggior parte delle        email di phishing si limita, infatti, a chiedere di        inserire solo i dati di accesso al sito di home banking.        Mentre, per compiere le operazioni (bonifici, giroconti,        trading online), gran parte degli istituti di credito        utilizza una protezione di secondo livello (password        dispositiva, firma digitale, etc.).  
    In questo caso, difficilmente gli hacker riescono        nell'impresa di rubare il denaro trasferendolo        telematicamente presso altri conti. Anche perché gli        attacchi di phishing hanno vita breve. Dal 2005 l'Abi,        l'Associazione bancaria italiana, ha attivato una        centrale rischi (il cui accesso è facoltativo per le        banche) attraverso la quale gli istituti di credito si        scambiano informazioni sulle operazioni sospette. Le        banche, inoltre, collaborano a stretto giro con la        Polizia Postale che, non appena individuato il sito        fasullo (solitamente alloggiato in un server straniero),        si interfaccia con la Polizia postale del Paese da dove        è partito l'attacco per disporne l'immediata chiusura        (attualmente il tempo medio di rilevazione e chiusura di        un sito clone è di circa 12 ore nel 60% dei casi, di 24%        nell'80%).      
Come ottenere il rimborso    Se però dovesse verificarsi la peggiore delle ipotesi (i        frodatori riescono a trasferire somme di denaro in un        altro conto) il diritto o meno ad ottenere il rimborso        dipende al contratto firmato con l'istituto. Va tenuto        presente, però, che 
la maggior parte delle banche si        tutela includendo una clausola in cui si precisa di non        rilevare a terzi i codici. In presenza di tale clausola        il cliente non può pretendere il rimborso delle somme        frodate. "Molti istituti tuttavia – spiega Roberto Fonso,        responsabile Information technology di 
We@bank, la banca        online del gruppo Bipiemme che a metà novembre ha        superato con successo anche l'ultimo attacco in ordine        cronologico di phishing – hanno un'apposita copertura        assicurativa e vengono incontro al cliente se qualcuno        effettua operazioni al suo posto, rimborsando gli        importi derubati".  
    In ogni caso, il cliente che ambisce alla restituzione        delle somme mancanti deve attendere la contabilizzazione        dell'operazione, denunciare il furto presso un'autorità        di pubblica sicurezza e compilare un modulo di        contestazione in cui "non riconosce alcun addebito a        partire dalla tal data". E' la strategia adottata anche        da 
Fineco. La banca web del gruppo Unicredit precisa che        "escludendo gravi disattenzioni e analizzando ogni        situazione particolare risponde di eventuali danni che        subisce il cliente. Inoltre non bisogna dimenticare che        ogni transazione viene registrata ed è quindi facile        risalire al beneficiario della stessa". Mentre Poste        italiane - il principale bersaglio di attacchi di        phishing nel 2007 con una quota dell'87% del totale        nazionale – ha recentemente realizzato, in        collaborazione con l'università Statale di Milano, il        software Phishing forensic analyzer.  
    Il programma aiuta gli esperti del gruppo a indirizzare        il cliente vittima nella risoluzione dei problemi di        sicurezza informatica della propria postazione, in        modalità non invasiva. Come funziona? Quando si verifica        un caso di frode da phishing, 
Poste Italiane contatta il        cliente al telefono e cerca di capire con lui, tramite        questo software (senza bisogno di istallazione sul pc),        le anomalie sul pc. In particolare il software analizza        se ci sono virus, keylogger (virus che intercettano i        caratteri digitati sulla tastiera) o similari che rubano        le credenziali per accedere ai conti online del cliente.        Tratto da        
Il Sole 24 Ore.it »    
    Fonte: Anti-Phishing Italia –                
       www.anti-phishing.itlink : http://www.anti-phishing.it/news/articoli/news1001084.php
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